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CELEBRITIES & AEREI

John Travolta by Konstantin von Wedelstaedt / wikimedia commons
John Travolta by Konstantin von Wedelstaedt / wikimedia commons
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Quando pensiamo a un pilota, non pensiamo a una persona comune. Un pilota ha competenze specifiche, una forma fisica perfetta, responsabilità superiori a quelle che riguardano la maggior parte dei professionisti. Senza nulla togliere a medici, infermieri, ingegneri e architetti, giudici e avvocati, volontari, militari, insegnanti… C’è un alone di magia intorno alla figura del pilota: un pilota può volare, letteralmente.

Non stupisce che il volo sia una grande passione condivisa da moltissime celebrities, da attori che hanno la possibilità e la necessità di spostarsi da un luogo all’altro del mondo.

Il pilota per eccellenza di Hollywood è senz’altro John Travolta, che possiede diversi velivoli tra cui un Gulfstream, un Learjet e un Boeing 707. Nella sua villa in Florida Travolta ha fatto costruire un vero e proprio aeroporto con due piste di atterraggio e un hangar, per recarsi sul set velocemente e autonomamente. Esagerato? Spendaccione? Mai giudicare dalle apparenze. Il divo ballerino per eccellenza è atterrato nel 2010 con il suo jet privato ad Haiti, trasportando un’equipe di 80 medici, volontari, materiali di soccorso e medicinali per aiutare la popolazione colpita dal disastroso terremoto del 12 gennaio di quell’anno.

Non è da meno la splendida Angelina Jolie. L’attrice, ormai da molti anni ambasciatrice UNHCR, è anche un’abile pilota con licenza privata dal 2004. Lo dimostra in un documentario realizzato di recente, ITV, The Queen’s Green Planet, in cui sorvola il deserto della Namibia spiegando agli spettatori le conseguenze del disboscamento delle foreste. Spiega così il motivo del conseguimento del suo brevetto di volo: “Voglio essere un supereroe per mio figlio”.

Morgan Freeman ha ottenuto il brevetto da pilota a ben 65 anni. Ancora legato al suo passato da meccanico nella U.S. Air Force, aviazione statunitense, in cui si arruolò nel 1955, Freeman ha ritenuto che non fosse mai troppo tardi per imparare a volare ed oggi possiede un Cessna 414 e un Citation 501.

La lista dei piloti-celebs potrebbe proseguire all’infinito: Clint Eastwood, Harrison Ford, Tom Cruise, Dennis Quaid, Hilary Swank e perfino la supermodella brasiliana Gisele Bundchen.

Ma tra i nostri preferiti ci sono gli Iron Maiden con il loro Ed Force One! 🙂

Photo JTOcchialini / wikimedia commons
Photo JTOcchialini / wikimedia commons

La band heavy metal britannica ha utilizzato come mezzo di trasporto in occasione dei molti tour in giro per il mondo due diversi aeromobili personalizzati di volta in volta con il logo “Iron Maiden” impresso sulla fusoliera a caratteri cubitali. Un Boeing 757-200 nel 2008, nel 2009 e nel 2011 ed un Boeing 747-400 nel 2016, sul cui portello di chiusura del carrello d’atterraggio anteriore sono stati riportati i nomi di tutti gli iscritti all’Iron Maiden Fan Club!

(foto in apertura: John Travolta by Konstantin von Wedelstaedt / wikimedia commons)

NATALE CON I TUOI – REGALI

AirDolomiti_Christmas
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Che lo si voglia o no, il Natale arriva ogni anno.

Per chi vive lontano dalla propria famiglia per ragioni di lavoro o scelte di vita, è questo il momento di acquistare i regali e volare a casa per il cenone della Vigilia.
Genitori, fidanzate, zii, cugini, amici… Troppi parenti, troppi pacchetti, poco tempo e solo un bagaglio a mano.

Ma con un po’ di organizzazione e qualche astuzia potrete trovare regali perfetti per tutti i gusti mantenendo il bagaglio leggero.

Ecco come.

GIFT CARD, ABBONAMENTI & Co. In formato elettronico da inoltrare via email al momento dello scambio dei regali, o da stampare su un foglio A4 comodamente a destinazione, le gift card e gli abbonamenti sono il Santo Graal dei regali “leggeri”. Un mese di Netflix per lo zio appassionato di cinema, una Masterclass di cucina con Gordon Ramsey in persona per la mamma, o con Serena Williams per il fratello appassionato di tennis, un abbonamento alla rivista di fotografia per la cugina che ha da poco acquistato la nuova reflex, la Settimana Enigmistica per i nonni appassionati di rebus. Insomma, bastano un computer, una mezz’ora a disposizione e qualche buona idea!

DIRETTAMENTE A DESTINAZIONE. Ancora acquisti online, ma da inviare a destinazione. Saprete di certo dove trascorrerete il Natale, allora perché non far spedire lì tutti i regali? Ferri da stiro, pigiami, grembiuli?!?! Sbizzarritevi acquistando una delle ultime novità Hi-Tec… Tecnologia, musica, accessori fashion di tendenza, oggetti di arredamento e design,  il romanzo vincitore del Premio Strega o una delle nostre Alternative Guide! Alcuni e-commerce offrono anche il servizio “pacchetto regalo”… Un altro pensiero in meno!

ARTIGIANATO e FAIR TRADE. Quale città non ha almeno un prodotto tipico o artigianale che si possa confezionare come regalo alternativo? E se proprio non c’è nulla che fa al caso vostro, nei negozi etnici e di commercio equo troverete sicuramente qualche oggetto che ha può avere fatto tanta strada e avere una storia da raccontare. Non è necessario essere stati recentemente in Medio Oriente per regalare un set porta spezie o in Alto Adige per acquistare degli utensili in legno da cucina, l’importante è che piacciano a voi, ma soprattutto alla persona che li riceverà.

VIAGGI. Un biglietto aereo, una gita in una città d’arte, una trasferta per il concerto del suo gruppo preferito sono nella top list dei regali più graditi da mogli, mariti e fidanzati, oltre che una scusa per rivedersi molto molto presto. Scegliete la meta, stampate un biglietto romantico con i dettagli e preparatevi a ricevere il più grato dei sorrisi!

Buon Natale a tutti!

I MOTORI DEGLI AEREI

Motori_AirDolomiti_blog
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Stai rullando sulla pista, senti un suono provenire dall’esterno, l’aereo rallenta, si ferma e quel suono lieve diventa un rombo che riempie la cabina finché, in pochi secondi, l’ombra si stacca da terra: la musica preferita di qualsiasi appassionato di aviazione.

L’aereo è uno dei mezzi più complessi e ingegnosi costruiti dall’uomo: in questo concentrato di tecnologia e ingegneria, i motori rappresentano il cuore pulsante, il centro vitale, ciò che permette ad un aereo di alzarsi in volo.

I primi velivoli costruiti avevano motori ad elica e, anche oggi, questi rappresentano la maggioranza dei propulsori negli aerei non commerciali. Ma quando pensiamo al motore di un aereo, ci viene in mente il classico motore a reazione, un involucro cilindrico di metallo “appeso” alle ali.

Il motore a reazione, pur nella sua semplicità di funzionamento, rappresenta la sintesi della complessità dei sistemi di un aereo. Ma come funziona esattamente? Un ingegnere aeronautico risponderebbe che funziona sfruttando il ciclo di Brayton-Joule secondo il terzo principio della dinamica… A noi geek basta sapere che un motore turbogetto brucia una certa quantità di miscela aria compressa e combustibile (kerosene) generando la spinta necessaria attraverso la fuoriuscita di aria ad altissima velocità.

I motori aeronautici più utilizzati per gli aeroplani civili di grosse dimensioni sono i “turbo-fan”, come quelli installati sui nostri aeroplani! L’aria esterna viene aspirata da una presa d’ aria anteriore e compressa attraverso un compressore a più stadi che la porta alla camera di combustione. Il flusso dei gas espulsi dalla camera di combustione fa ruotare ad alta velocità le turbine che sono collegate a loro volta alla grande ventola anteriore (quella che vedete se guardate un motore dal davanti!!). È lei che genera gran parte della spinta.

La spinta è uno dei parametri con cui si misura la potenza di un motore: il più grande al mondo attualmente ha una spinta di 52.000 kg, un diametro di 3,25 metri (più largo della fusoliera dei nostri Embraer!) e viene montato sui nuovi Boeing 777X. Il più piccolo motore dei nostri Embraer 190 ha un diametro di 1,4 metri.

E se per caso si dovesse spegnere un motore mentre siamo in volo? Niente paura, un aereo può tranquillamente volare e atterrare anche con un solo motore, come spiegato nell’articolo sulla ridondanza.

Infine un’ultima curiosità: esistono tre grandi produttori di motori per aerei: la General Electric, la Pratt & Whitney e la Rolls Royce (sì, proprio quelli delle automobili!). Uno stesso aereo potrebbe essere equipaggiato con un modello o un altro, dipende dalla compagnia aerea e dal modello di aereoplano. In cosa si differenziano? Tecnicamente in nulla, eccetto per il suono caratteristico di ognuno di essi. Che potete ascoltare qui oppure qui! 😉

 

(Photo credits @PSC – Piti Spotter Club)

LE DIVISE DEGLI ASSISTENTI DI VOLO: LA STORIA

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AirDolomiti
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Le ragioni per cui gli assistenti di volo indossano una divisa sono diverse.

La prima è di natura psicologica: è dimostrato che le persone nutrano maggiore fiducia nei professionisti in uniforme. Gli assistenti di volo e i piloti sono i punti di riferimento dei passeggeri non meno di quanto medici e infermieri lo siano in ospedale o i giudici in tribunale. La seconda ragione è di tipo pratico: le divise permettono ai passeggeri di identificare immediatamente gli assistenti e sono disegnate e realizzate in modo da permettere agilità nei movimenti, comodità nonostante la lunghezza dei turni di servizio e, perché no, quel tocco di eleganza che le compagnie aeree desiderano mantenere sui propri aeromobili.

Lockheed
Lockheed

La prima divisa della storia è stata indossata da Ellen Church nei primi anni ’30. Ellen fu la prima assistente di volo dei cieli (ma non il primo assistente di volo che, come sappiamo, era Heinrich Kubis!) e il successo del primo volo su cui prestò servizio, 20 ore da San Francisco a Chicago, fece nascere una vera e propria professione.

Ben presto le gonne a pieghe e le giacche doppiopetto pensate per le assistenti di volo risentirono dei grandi cambiamenti economici imposti dalla II Guerra Mondiale: la scarsa disponibilità dei tessuti – impiegati per realizzare le uniformi dei soldati – impose di abolire sprechi in termini di volumi e frivolezze. Le gonne diventarono lisce e aderenti, le giacche più corte. Di conseguenza le assistenti di volo acquisivano fascino, apparendo più femminili.

Dal dopoguerra e per tutti gli anni ’50 gli aerei diventarono simbolo del cambiamento e nacquero molte nuove compagnie aeree. Erano gli anni in cui prendeva piede anche il moderno concetto di pubblicità e le compagnie iniziavano a sperimentare scelte di marketing. Tra queste il design delle divise delle assistenti di volo. Il ruolo della donna cambiava e con esso la moda: gli abiti evidenziavano le silhouette e il mondo intero ammirava i look delle star di Hollywood e di Jackie Kennedy.

Fu proprio il preferito di Jackie Kennedy, Oleg Cassini, il primo stilista a realizzare uniformi per assistenti di volo secondo i dettami della moda. Seguì Don Loper per la leggendaria compagnia Pan Am e ben presto arrivarono gli anni ’60 con il boom economico e l’ascesa dell’haute couture. Perfino stilisti del calibro di Christian Dior, Jean Louis e Balenciaga furono chiamati a vestire le ormai ammiratissime assistenti di volo.

PSA
PSA

Quella dell’assistente di volo, però, era una professione che richiedeva un abbigliamento adeguato e pratico. Complice anche l’emancipazione delle donne, ormai lavoratrici dinamiche e indipendenti, la moda si dimostrava ancora una volta specchio della società. La svolta arrivò con lo stilista Emilio Pucci, che propose per la compagnia Braniff una linea di divise dai colori sgargianti, dall’impatto moderno e dall’estrema praticità. La collezione “Air Strip” era una rivoluzione: un look a strati di cui le assistenti di volo potevano liberarsi in volo, pensato per i cambiamenti climatici tra la città di partenza e quella di destinazione.

Negli anni ’70, ’80 e ’90 i il design delle divise seguì di pari passo le evoluzioni della moda, proponendo ogni anno innovazioni creative e dettagli sempre più curati. Anche trucco, accessori e acconciature erano parte dell’identità di brand della compagnia aerea.

E ancora oggi, in effetti, le nuove divise fanno notizia e occupano pagine sulle principali riviste di moda!

RIDONDANZA

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La sicurezza è il tema più importante quando si tratta di aviazione.

In molti si chiedono perché un aereo sia dotato di due motori e due radio, ma i più “geek” tra i nostri lettori sanno anche che su alcuni aerei sono installati doppi (e in alcuni casi tripli) FCS, acronimo di Flight Control System, ossia l’insieme degli strumenti di comando di volo e dei sistemi di controllo.

Un passo indietro. In ingegneria e nello specifico nell’ingegneria dell’affidabilità, è definita “ridondanza” la presenza di più mezzi atti a svolgere una determinata funzione all’interno di un sistema, allo scopo di preservare l’integrità del sistema, qualora uno degli strumenti subisse un guasto. Per dirla con parole più semplici: ridondanza non è soltanto una ruota di scorta da sostituire ad una bucata, ma una ruota di scorta che si sostituisce da sola in caso un’altra sia danneggiata.

Questo principio, viene da sé, è fondamentale per aumentare al massimo l’affidabilità di un sistema, a costo di aumentare la complessità che deriva dalla sovrapposizione di strumenti diversi che svolgono la stessa funzione. Tornando al nostro esempio, vale a dire che il beneficio di possedere una ruota di scorta nel portabagagli è senz’altro superiore a quello di avere più spazio per le valigie.

Tutti i sistemi critici devono avere uno o più back-up. Un ottimo esempio di ridondanza è il RAT (Ram Air Turbine). In caso di avaria totale dei vari generatori elettrici installati sull’aeromobile, il RAT viene automaticamente dispiegato e utilizza il flusso d’aria per generare energia elettrica per i sistemi e controllo di volo critici (comandi di volo, circuiti idraulici e strumentazione di volo principale).

Tornando ai doppi strumenti di comando, si spiega anche la presenza di due piloti nella cabina di pilotaggio. In un certo senso, la presenza di un pilota e di un copilota richiama il concetto di ridondanza.

La ridondanza è presente anche nel Plane Speaking.. Le parole magiche “Readback correct” e “Say Again” servono proprio a duplicare un messaggio e, con esso, la sicurezza che tutto vada a buon fine.

COME NON SBAGLIARE MAI DESTINAZIONE

Alternative_guide_AirDolomiti
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Finalmente si parte! Pochi giorni a disposizione e un programma immenso da organizzare.

Sì, ma… Da dove iniziare?

Internet, ovviamente. Dopo due ore trascorse tra blog di viaggiatori, recensioni contrastanti di hotel e ristoranti (saranno poi affidabili…?), classifiche dei 5 posti da non perdere secondo i magazine online, annunci di sedicenti travel designer a pagamento, avremmo solo voglia di chiamare un amico e farci dire esattamente cosa fare.

Un amico, esatto. Perché ha i nostri stessi gusti e perché sa scegliere sempre il locale più in, il piatto più sfizioso, la gita più divertente.

È così che abbiamo pensato di realizzare Alternative Guide.

Siamo tutte persone diverse e viaggiamo tutti per motivi diversi: c’è chi ama lo sport, chi non si perde mai una mostra, chi ha poco tempo, chi decide la prossima meta solo in base all’esperienza gastronomica, chi preferisce lo shopping, chi si diverte a curiosare tra le storie dei luoghi e delle persone. Per questo Alternative Guide, che non vuole sostituirsi alle guide tradizionali (e che proprio per questo è Alternative!), è una raccolta di diversi punti di vista sulle città di Firenze, Venezia, Bari, Verona, Bologna e, presto, anche Monaco di Baviera.

Il compito di creare un ponte culturale tra l’Italia e la Germania, che colleghiamo con le nostre tratte aeree con grande passione, è stato affidato a cinque personaggi che rispecchiano in tutto e per tutto i nostri passeggeri cosmopoliti, dinamici, attenti alla qualità.

L’Esperto racconta la città dal suo interno. Non sbaglia mai un colpo, perché è 100% local. Accompagna chi lo legge nei vicoli introvabili, regalando piccoli scorci e abitudini di vita cittadina che nessun turista coglierebbe mai in un fine settimana. Un esempio? “Quando si fa sera l’abitudine dei fiorentini è di fermarsi per un cordiale al Caffè Notte, in via delle Caldaie. Qui un tempo c’erano le caldaie dell’Arte della Lana, che servivano a riscaldare le pozze per effettuare la tintura dei panni.” (da Firenze, Alternative Guide).

Questa è Alternative Guide. Il modo migliore per fare un’ottima impressione sul gruppo di amici con cui trascorrerete il weekend, per far colpo su quella ragazza con cui finalmente andrete fuori città per qualche giorno o per godervi una buona lettura in vacanza che completi l’esperienza di viaggio.

Attraverso gli occhi dell’Esperto, dello Sportivo, dell’Intellettuale, della Miss e dell’Esploratrice, scoprirete l’essenza dei luoghi come se ve li stesse raccontando un amico.

PLANE SPEAKING

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Nell’ultimo articolo di questa rubrica dedicata a coloro che si chiedono di continuo “com’è fatto?” abbiamo parlato di ACP125 e ICAO, linguaggi convenzionali di ieri e di oggi utilizzati dalle compagnie aeree nelle comunicazioni e abbiamo riscontrato un grande interesse da parte dei nostri lettori.

Perciò eccoci di nuovo ad aprire le porte blindate di cockpit* e torri di controllo per imparare a conoscere il codice che, insieme all’alfabeto fonetico, consente ai piloti di comunicare in modo veloce, diretto e privo di fraintendimenti.

Iniziamo dal numero del volo, quello che trovate anche sul vostro biglietto. Prendiamo ad esempio il volo AirDolomiti EN1234. In seguito alla richiesta di “Radio Check”, controllo della qualità di ricezione del messaggio, un pilota dirà: “AIRDOLOMITI ONE, TWO, THREE, FOUR”. Chi ascolta la trasmissione radio potrebbe pronunciare il comando “Readback” o “Say Again”, per farsi ripetere il messaggio, oppure “Speak Slower”, per richiedere una ripetizione più lenta e comprensibile.

AirDolomiti_blog_PlaneSpeaking

Una comunicazione ricevuta e compresa sarà seguita da “Roger”, mentre la richiesta di ignorare un messaggio inviato in precedenza è solo e soltanto “Disregard” e non “Cancel”, che si riferisce invece alla cancellazione di un’autorizzazione precedentemente concessa.

Sì, sembra davvero complesso, ma si pensi a quanto sarebbe caotica la comunicazione tra piloti e controllori del traffico aereo che parlano lingue diverse.

Esistono anche alcune sigle che servono ad indicare velocemente parametri comuni a tutti gli aerei dell’aviazione civile. Come l’ETA e l’ETD, (Estimated time of Arrival ed Estimated Time of Departure), rispettivamente l’ora di arrivo e di partenza previste, i PAX, ossia i passeggeri, gli F/A (Flight Attendants) o assistenti di volo, gli F/O (First Officers) i copiloti ed i Cpt (Captains) i Comandanti; queste ultime tre categorie compongono il Crew On-Duty (l’equipaggio in servizio).

Per segnalare la posizione di un aeromobile rispetto ad un altro fra colleghi di cockpit ci si riferisce al quadrante dell’orologio così un velivolo ad ore 3:00 si troverà a destra del primo, uno ad ore 09:00 a sinistra, ad ore 12:00 davanti, ad ore 06:00 dietro, ad ore 07:00 dietro trasversalmente verso sinistra…. A voi sviscerare tutte le combinazioni di orario!

*(…a proposito, sapete come funzionano le porte delle cabine di pilotaggio? Se non lo sapete continuate a seguirci!)

HEINRICH KUBIS: IL PRIMO ASSISTENTE DI VOLO

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Heinrich Kubis (1888 – 1979) è stato il primo assistente di volo della storia. In questo articolo abbiamo immaginato un breve racconto in prima persona, in parte romanzato, per rendere omaggio alla vita di uno dei pionieri dei mestieri legati all’aviazione civile.

Mi chiamo Heinrich Kubis e la storia della mia vita è legata a un tagliacarte.

Quando ero bambino guardavo rapito le porte girevoli dei grandi alberghi ed ero affascinato dai lampadari scintillanti e dalle divise impeccabili del personale alberghiero.
Iniziai da giovanissimo a lavorare negli hotel. Da ragazzo portavo le valigie degli ospiti, scambiando con loro qualche parola cortese. A volte riuscivo a farmi raccontare le loro storie, scoprendo da dove venissero o dove fossero diretti, se fossero in viaggio per affari o per assistere a uno spettacolo teatrale. Fu così che iniziai la mia carriera.

Avevo intuito, conversavo in tre lingue diverse, capivo le esigenze delle persone prima che chiedessero qualcosa, ricordavo i nomi dei clienti abituali e il loro drink preferito. Ma non potevo viaggiare, se non attraverso le storie di chi incontravo. Lavorai negli hotel più prestigiosi d’Europa: al Carlton di Londra prima e al Ritz di Parigi poi, incontrando facoltosi uomini d’affari, commessi viaggiatori, splendide attrici e politici. Fu così che nel 1912 incontrai il Conte Ferdinand von Zeppelin e il Dottor Hugo Eckener, fondatori DELAG, compagnia aerea di Francoforte. Mi proposero di lasciare gli hotel e diventare il primo maggiordomo d’aria. Accettai.

In servizio indossavo uno smoking impeccabile e intrattenevo i passeggeri per rendere più piacevole il volo. Il mio ruolo era fondamentale: conoscevo gli aspetti tecnici dei dirigibili, le norme di sicurezza e ogni angolo del LZ-120 Bodensee e del LZ-127 Graf Zeppelin.
Un giorno ero in Germania, un altro in Sud America, un altro ancora a Manhattan. Feci il primo giro del mondo in dirigibile come Commissario di bordo, a capo di un equipaggio di una dozzina di persone.

Il 6 maggio del 1937 mi trovavo a bordo dell’LZ-129 Hindenburg, che portava il nome del presidente Paul von Hindenburg e, ovviamente, la bandiera nazista, nonostante le posizioni di Eckener fossero molto distanti da quelle del Führer. Stavamo quasi per atterrare a Lakehurst nel New Jersey, quando il dirigibile prese fuoco. Era il più grande mai costruito, con a bordo 97 persone tra passeggeri ed equipaggio. Mi salvai insieme a molti altri, ma quel giorno morirono 35 persone. Capii subito che per la DELAG le cose sarebbero cambiate. Arrivò la guerra e cambiò anche tutto il resto. Non smisi mai di pensare che dietro quell’incidente si nascondesse un atto di sabotaggio.

Ma torniamo al tagliacarte.
Sono stato il primo assistente di volo del mondo, ma nessuno lo avrebbe mai saputo se non fosse stato per quel bel tagliacarte in avorio con su inciso “Kapt. Heinrich Kubis”. Quando fu ritrovato, si pensò fosse appartenuto a un Comandante, “Kapitan”, ma nessun comandante rispondeva al mio nome. La memoria della mia vita è merito di un curioso che scoprì che Kapt. era, all’epoca, il titolo del Capo dello staff di bordo, cioè Heinrich Kubis.

(foto/mymilitaria.it)

VIAGGIARE IN GRUPPO

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Dovevate essere in 3, il numero perfetto. Come diceva Andy Warhol: “Uno è compagnia, due è folla e tre è un party”… Ma quando avete raccontato alle amiche che sareste partite per non perdervi quel concerto, in un attimo siete diventate 15. Qualche settimana prima di prenotare il biglietto avete ricevuto una telefonata: una delle vostre amiche verrà con il suo fidanzato, che porterà con sé suo fratello e un collega accompagnato da… Ecco. Avete perso il conto. È il momento di organizzare un aperitivo tutti insieme per capire quale sia il modo migliore per prenotare biglietti aerei e hotel…

Viaggiare in gruppo può essere un vero divertimento, nonché un risparmio notevole, se ci si organizza bene.

IL VOLO. Evitate di prenotare i biglietti individualmente, se volete assicurarvi di viaggiare tutti insieme. Alcune compagnie aeree prevedono una gestione speciale dei passeggeri che viaggiano in gruppo. Se siete almeno in 10, avrete diritto ad una quotazione personalizzata compilando un semplice form. È possibile pagare i biglietti con bonifico bancario, per rendere più semplice la raccolta di denaro nel gruppo e non dare fondo alla carta di credito di uno solo dei passeggeri ;).

Con una prenotazione di gruppo è anche a disposizione un team dedicato per gestire i dettagli del vostro viaggio direttamente al telefono.

ALLOGGIO. Una volta stabilito il numero dei viaggiatori, è il momento di scegliere se alloggiare in hotel oppure affittare una casa. Nel primo caso potrete provare a dividere il gruppo in camere da 3 o 4 persone: il risparmio sarà notevole! Molti hotel hanno pacchetti adatti ai gruppi, non solo le grandi catene. Se, al contrario, preferite fare un’esperienza più “local” e affittare un appartamento in città, fate attenzione nel verificare non solo il numero dei posti letto, ma anche quello delle stanze da letto e dei bagni. Alcuni proprietari indicano un numero di posti letto superiore a quello reale per poi improvvisare “accampamenti” nelle zone comuni delle case…

CONTO IN COMUNE. La tecnologia offre soluzioni pratiche per creare un conto di gruppo. Da qualche tempo PayPal ha attivato Money Box, una “colletta” virtuale che si può rivelare utile per stanziare un budget comune a tutto il gruppo, senza problemi di prestiti e restituzioni. Provare per credere!

Per cui… Più siamo, meglio è!

MAI A BORDO!

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Vi avvertiamo subito: quello che state per leggere non è il solito articolo sugli oggetti vietati a bordo per questioni di sicurezza.

Ogni volta che si acquista un biglietto aereo o si effettua il check in si è messi al corrente di quali siano gli oggetti considerati pericolosi e oggi – più o meno tutti – conosciamo le regole.

Quello che vi vogliamo raccontare, invece, riguarda le storie incredibili riportate dagli assistenti di volo e dagli addetti alla sicurezza negli aeroporti. Storie di passeggeri che hanno tentato di portare con sé le cose più assurde, storie di oggetti smarriti talmente strani da non riuscire a capire come siano arrivati a bordo…

TARTA-BURGER. Sul web circola la storia di un uomo che, diretto a Pechino dal Guangzhou Baiyun International Airport, ha tentato di nascondere la propria tartaruga da compagnia all’interno di un cheeseburger acquistato presso una nota catena di fast food. Durante i controlli del bagaglio ai raggi-X, gli addetti alla sicurezza hanno notato la strana forma del panino ed hanno chiesto all’uomo di aprire il bagaglio, scoprendo così la piccola tartaruga ricoperta di lattuga e salsa barbecue.

ARREDAMENTO. Secondo la testata inglese  Independent, alcuni audaci passeggeri hanno provato ad imbarcare oggetti decisamente troppo ingombranti per essere considerati bagagli speciali: una vasca da bagno da Londra a Johannesburg, un frigorifero all’aeroporto di Las Vegas, la testiera di un letto a Delhi…

DA BRIVIDO. Ofidiofobia, ossia paura dei serpenti. Tra le fobie più comuni insieme a quella per i ragni, per gli insetti, per i topi e così via. Ma qualcuno non ne soffre, evidentemente. Si pensi al passeggero intrepido sorpreso con sette serpenti nei pantaloni durante un viaggio da Miami verso il Brasile.

240. Non un piccolo pesce rosso in un sacchetto di plastica, non un corallo trafugato da un reef protetto. Un passeggero in volo da Los Angeles ha tentato di trasportare 240 pesci divisi in 4 valigie colme di acqua… 240!

Incredibile? Lo abbiamo pensato anche noi. Ma a volte, si sa, le storie vere superano la fantasia… E mi raccomando, se dovesse capitarvi di vedere qualcosa di bizzarro in aeroporto mettetevi subito in contatto con il personale!