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ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY: SCRITTORE E AVIATORE

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Nessuno degli aspetti della vita di Antoine de Saint-Exupéry assomiglia lontanamente al cliché dell’artista. Non era povero, non era scapestrato, non era travagliato. Eppure, lo scrittore e aviatore francese ha lasciato al mondo qualche piccolo capolavoro di fantasia.

E per qualche ragione, questo aviatore di nobili origini, morto in guerra a poco più di quarant’anni, ha dato vita ad un’icona letteraria le cui frasi più significative, neanche fossero state pronunciate da Gandhi o Albert Einstein, vengono ancora oggi stampate su poster, magliette, tazze per la colazione: “Il piccolo principe”.

Grave, gravissimo errore pensare a questo libricino illustrato con acquerelli dello stesso de Saint-Exupéry come a un racconto per ragazzi. “Il piccolo principe” affronta temi come l’amore, il tempo, il senso della vita, la solitudine, le relazioni tra le persone. Tradotta in 253 lingue, la storiella dell’incontro nel deserto del Sahara tra un aviatore e un bambino, principe di un pianeta di cui è l’unico abitante, vale la pena di esser letta due o tre volte nella vita per stupirsi di come alcune allegorie cambino valore e significato a seconda della propria esperienza…

Antoine de Saint-Exupéry ha anche il grande merito di essere stato uno dei primi autori a raccontare al mondo il volo aereo. I suoi primi romanzi “Volo di notte”, Terra degli uomini” e “L’Aviatore”, pubblicati negli anni ’30 del secolo scorso, ottennero successo immediato, furono premiati in Francia e quasi immediatamente tradotti e venduti all’estero. Un vero caso letterario, insomma.

Il giovane aviatore originario di Lione era tra i primi testimoni del grande cambiamento di un’epoca. Il volo accorciava le distanze, offriva un punto di vista dal cielo verso la terra, ribaltava le logiche dell’avventura portando in alta quota l’esperienza di viaggio. Il mondo non si esplorava più solamente a “Ventimila leghe sotto i mari” o con un “Viaggio al centro della Terra” e l’ignoto si spostava oltre il cielo, tra i pianeti, nello spazio, dove l’uomo avrebbe messo piede per la prima volta solo molti anni dopo.

GUINNESS DEI PRIMATI IN VOLO

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Il più grande, il più piccolo, il più pesante, il più forte, il più resistente: oggi si parla di primati. In volo, naturalmente.

Alcuni primati che riguardano gli aerei hanno rappresentato pietre miliari in tema di aviazione, cambiando il mondo e rivoluzionando trasporti e comunicazioni, come i primi voli di linea per passeggeri con tratte Londra – Parigi e Berlino – Lipsia – Weimar tra il 1910 e il 1913 o il primo transcontinentale da Londra a new York del 1959. Altri record da Guinness sono stati registrati in occasione di avvenimenti storici e politici: è il caso del Boeing 747 che il 24 maggio del 1991 ha trasportato il maggior numero di passeggeri nella storia dell’aviazione dall’Etiopia a Israele, al fine di evacuare ben 1088 ebrei (più del doppio della capacità) in quella che fu denominata “Operazione Solomon”.

Altri ancora riguardano curiosità che vi faranno indovinare la risposta esatta ai quiz televisivi… Il primo film proiettato in aereo? Fu mostrato al pubblico di passeggeri del bombardiere Handley-Page nell’aprile del lontano 1925. La pellicola in questione era “The Lost World” di Harry Hoyt, un lungometraggio sui dinosauri, antenato di “Jurassic Park”. La prima emittente televisiva a trasmettere riprese in alta quota? La NBC nel 1940. In tale occasione furono filmati 45 minuti dalla cabina di un aereo in volo a 20.000 piedi di altitudine.

Il Guinness dei primati, però, trova anche spazio per pionieri, amatori ed eccentrici.

John Kalusa, in Arizona, possedeva 5737 modellini di aeroplano in legno che collezionava fin dal 1936. Il giapponese Takuo Toda è riuscito a far volare un aeroplano di carta per 29.2 secondi. Ma lo statunitense John Collins ne ha fatto volare uno per 69.14 metri ed oggi organizza eventi e attività team building per aziende in cui insegna a trasformare fogli A4 in aeroplanini da record. L’australiano Greg Shalless, in compenso, ha superato Collins in abilità riacchiappando un aeroplanino “boomerang” per 318 volte consecutive.

Infine, esistono record in tema di volo che riguardano la vita personale dei passeggeri. Il tedesco Sven Hagemeier ha fatto sì che il suo ventiseiesimo compleanno durasse ben 46 ore volando da Auckland a Honolulu con uno scalo a Brisbane.

INVENTORI DI MACCHINE VOLANTI

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Wright Brothers / Wikipedia
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Torniamo indietro nel tempo. Prima degli aerei, prima dei viaggi veloci e sicuri, prima del mondo a portata di mano, il volo era un privilegio riservato agli uccelli.

La mitologia greca scoraggiava da secoli i curiosi con la drammatica storia di Icaro, uomo coraggioso, che aveva osato costruire un paio di ali di cera per tentare l’impresa del volo, ma era precipitato perché il calore di cera aveva sciolto le sue ali e distrutto il suo sogno.

Il cielo si osservava dalla terra a occhi nudi, punto e basta. Qualcuno lo studiava con il cannocchiale, ma andare lassù non era pensabile.

Facciamo un salto tra la fine del 1400 e i primi anni del 1500, quando un genio di nome Leonardo da Vinci completava la stesura del il “Codice del Volo degli Uccelli”. Con questo trattato, oggi conservato alla Biblioteca Reale di Torino, Leonardo iniziò a concepire alcune macchine che, secondo i suoi pionieristici calcoli, rendessero possibile il volo umano. Veri e propri progetti a cavallo tra l’ingegneria e la fantascienza prendevano vita dalla sua penna dal tratto sottile e inconfondibile.

Tra i suoi schizzi, un prototipo di Deltaplano e la complessissima Vite Aerea, progettata per essere costruita in legno, tela di lino e filo di ferro, pesante antenato dell’elica moderna. Purtroppo la vite di Leonardo non volò mai poiché la forza dei quattro uomini che dovevano azionarla ruotando le barre sull’albero non era sufficiente.

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Leonardo Da Vinci / Wikipedia

Per secoli quello di Leonardo rimase solo un sogno impossibile da realizzare.

Qualcosa però era cambiato: nei secoli successivi le scienze, la medicina, l’ingegneria e di conseguenza la mentalità degli uomini fecero passi da gigante. Arrivarono le invenzioni rivoluzionarie: l’elettricità, la radio, il telefono di certo non permettevano all’uomo di volare, ma gettavano le basi per un mondo in cui le distanze erano più brevi e si iniziava ad avvertire la necessità di mezzi di trasporto più rapidi di treni e navi.

Nell’Ottocento iniziarono i primi passi da gigante in materia di volo: nacquero così gli alianti, progettati e costruiti per studiare i problemi del volo con mezzi più pesanti dell’aria. Nel 1853 l’ingegnere inglese George Cayley costruì e sperimentò un aliante che lanciò da un pendio con a bordo il suo cocchiere. L’aliante, purtroppo, fece solo una breve planata. Cayley riuscì a realizzare il primo volo umano della storia, ma si dice che il suo cocchiere, spaventato, si licenziò immediatamente.

Il Flyer, il primo aeroplano vero e proprio, vide la luce già nel 1903, quando i fratelli Wilbur e Orville Wright riuscirono a far spiccare il volo ad un aliante che montava un motore da 16 cavalli a Kill Devil Hill presso Kitty Hawk in Carolina del Nord, USA.

Nasceva così l’aviazione, così cambiava il mondo, così prendeva vita una nuova era di trasporti e, purtroppo, del concetto di guerra.

CASABLANCA

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Miti che crollano: in “Casablanca” non viene MAI pronunciata la frase “Suonala ancora, Sam”. Ma proprio mai. Come è possibile che una delle frasi più famose della storia del cinema hollywoodiano, peraltro erroneamente attribuita ad Humphrey Bogart, non sia in realtà mai stata detta?

La battuta originale è: “Play it, Sam. Play As time goes by“, tradotta nella versione doppiata in lingua italiana con “Suonala, Sam. Suona Mentre il tempo passa”, è nota agli appassionati di citazioni famose come la regina delle bufale (insieme a “Elementare, mio caro Watson”, ma questa è un’altra storia…).

Fonti non certe raccontano sia colpa di una pellicola inceppata durante la proiezione di “Casablanca” all’Harvard Square di Cambridge, Massachussetts nell’America degli anni ’60, oppure qualcuno azzarda l’ipotesi che il fraintendimento nasca dalla confusione con il famoso film “Provaci ancora, Sam” di Herbert Ross, in cui Woody Allen nei panni di un critico cinematografico sogna di rivivere la storia d’amore tra Bogart e Ingrid Bergman scrivendo una commedia teatrale intitolata “Play it again, Sam”, appunto “Suonala ancora, Sam”.

Su questo blog però si parla di aerei e, a forza di curiosità da cineasti, si rischia di andare fuori tema… “Casablanca”, film del 1942 diretto da Michael Curtiz, è nell’Olimpo dei film più famosi della storia e contiene una tra le scene più emozionanti e strazianti di tutti i tempi. A far da protagonisti sono la splendida Ingrid Bergman nel ruolo di Ilsa Lund Laszlo, Humphrey Bogart nei panni di Rick Blaine con trench e cappello divenuti icone indiscusse di uno stile e di un’epoca e un AEREO.

Ed ecco la seconda bufala di “Casablanca”, resa nota da quelle voci “cattive” che viaggiano nei corridoi di Hollywood. Non tutti sanno (in realtà neanche noi sappiamo con certezza) che la pellicola fu girata in pochissimi mesi, con un budget ridotto e quasi interamente all’interno degli studios della Warner Bros. Per cui, quello che all’apparenza è un aereo Lockheed Model 12 Electra Junior, in realtà è soltanto un misero modello in cartone…

VITA DA BLOGGER

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Partire, fare foto, scrivere, condividere. Tornare, fare foto, scrivere, condividere. Ripartire, fare foto, scrivere, condividere ancora. La vita dei blogger è in continuo movimento.

Un tempo c’erano i giornalisti, gli scrittori, gli opinionisti, i trend setter, i testimonial. Oggi queste figure si riassumono in un unico mestiere 2.0: l’influencer.

Il loro lavoro consiste nel comunicare agli utenti assetati di tendenze ciò che deve essere indossato, ciò che va di moda a tavola, le destinazioni più “in” per le vacanze, la selezione degli ultimi cosmetici apparsi sul mercato, le tecnologie più all’avanguardia e così via. Esistono uomini, donne, bambini e perfino cagnolini e gatti diventati influencer da milioni di seguaci.

Questi businessmen e businesswomen di nuova generazione hanno vite frenetiche e ritmi impossibili. Alcuni di loro, vere e proprie celebrity del web e dei social network, sono talmente richiesti da non avere il tempo per riposare, se non in aereo e in aeroporto.

Quali sono i segreti di questa particolare tipologia di viaggiatori?

  • Sempre carichi. Chi deve curare post, profili, captions, hashtag e commenti costantemente, ha bisogno di mantenere sempre i propri dispositivi carichi ed efficienti. Caricabatterie, power bank e cavi di ricambio sono perciò fondamentali. Unica accortezza: contattare sempre la compagnia per le restrizioni relative alle batterie al litio prima della partenza per evitare inconvenienti…)
  • Melatonina. Regolatore naturale del sonno per eccellenza, la melatonina consente di affrontare viaggi e fusi orari senza affaticare l’organismo o stravolgere il ritmo veglia/sonno. Indispensabile per apparire freschi e riposati nel primo selfie a destinazione!
  • Pasti leggeri. Non è mai una buona idea mangiare tutto ciò che capita a tiro quando si viaggia. Se si viaggia molto spesso, poi, è importante controllarsi e scegliere cibi sani e leggeri che non compromettano il metabolismo. È possibile richiedere in anticipo pasti speciali quando si viaggia in Business Class per mantenere salute e non rinunciare al gusto.
  • Lounge. Comode, funzionali e sempre coperte dal Wi-fi, le lounge in aeroporto fanno le veci di un ufficio perfettamente attrezzato, offrono tutti i comfort e i servizi necessari a chi fa del viaggio una professione.

WEEKEND CON BAGAGLIO A MANO

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Dopo un’intensa settimana di riunioni, email, telefonate, traffico in auto o sui mezzi pubblici affollati pubblici affollati e al massimo qualche ora in palestra per staccare la spina, finalmente arriva il weekend.

Quale occasione migliore per concedersi una breve vacanza? In città alla scoperta di architetture, musei ed eventi, al mare per rigenerarsi tra salsedine e tintarella o in montagna, per osservare il panorama e fare un po’ di trekking. Ma solo 72 ore a disposizione…

È il caso di partire con il bagaglio a mano, questa volta.

Preparare un bagaglio a mano significa fare qualche rinuncia, certo, ma con alcune accortezze può essere più semplice del previsto. Ecco alcuni consigli pratici per signore e signori:

Per Lei.

  • Arrotolare: gonne, magliette e golfini una volta avvolti possono riempire gli spazi laterali del bagaglio, senza creare ulteriore volume rendendo faticosa la chiusura della valigia: provare per credere!
  • Campioncini: con il solo bagaglio a mano è necessario limitare il trasporto di liquidi a 100ml per prodotto per un totale di un litro per passeggero. Crema idratante, shampoo, tonico, profumo e latte detergente sono fondamentali, ma per un weekend sarà sufficiente una quantità minima. Quindi… Perché non fare buon uso dei milioni di campioncini omaggio accumulati nei cassetti?
  • Indumenti multifunzione: uno scialle può facilmente trasformarsi in un pareo, una sciarpa sottile e leggera può diventare una cintura per un abito ampio, gli stivaletti con il tacco comodo sono un passe-partout da abbinare sia ai jeans preferiti che a un abito formale per avere un tocco di stile contemporaneo senza dover portare con sé l’intera scarpiera…

Per Lui.

  • Lino: tessuto sportivo ed elegante al tempo stesso, il lino è la soluzione ideale per un weekend estivo. Con un paio di pantaloni o bermuda, una camicia o una giacca di lino si può affrontare qualsiasi occasione. Grinze e segni delle piegature a causa dello spazio ridotto in valigia? Niente paura. Il lino “vissuto” è ancora più affascinante.
  • Acquisti a destinazione: rasoio, schiuma da barba, after-shave e dentifricio si possono sempre acquistare a destinazione o, con un po’ di fortuna, trovare pronti all’uso nella vostra camera di albergo.
  • Dentro le scarpe: utilizzare lo spazio vuoto all’interno delle calzature può far guadagnare moltissimo spazio. Per esempio, ponendo i calzini in sacchetti di plastica da infilare nelle sneakers o gli occhiali da sole con la custodia dentro i mocassini.

Per Tutti.

  • Occhio alla bilancia: pesare il bagaglio prima di partire ed assicurarsi che rientri nei limiti previsti dalla franchigia (che variano da compagnia a compagnia) è il modo migliore per risparmiare tempo e denaro…
  • Il segreto: basta indossare l’indumento più ingombrante al momento della partenza per fare spazio ad un abito sfizioso o una camicia di ricambio. ;)o?

Buon weekend!

ROGER O ROMEO?

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Magari anche voi, qualche volta, avete usato inconsapevolmente un po’ di ACP125. Quella volta in cui avete detto “Roger” sovrappensiero, per esempio, il giorno dopo aver visto un film di aviazione in tv…

“Roger”, nella procedura radiotelefonica in lingua inglese ACP 125 è un’istruzione di procedura che significa “Received Order Given Expect Results” cioè “ordine ricevuto, daremo risultati”. Nella versione italiana di tale procedura l’equivalente istruzione è “Ricevuto”, mai posta come domanda, ma sempre come affermazione.

L’ACP125, cioè l’Allied Communications Publication 125: Communications Instructions – Radiotelephone Procedures, è un linguaggio permettere di trasmettere i messaggi in maniera chiara e decisa, agevolando la comunicazione tra lingue diverse grazie all’uso di codici standard e parole internazionali, comuni in ogni lingua.

Questo codice di comunicazione comprende anche codici per identificare i numeri e riferirli attraverso pronunce univoche e inconfondibili.

Dagli anni ’50, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’ACP 125 è stato quasi completamente sostituito dall’ICAO, un linguaggio convenzionale utilizzato dalle compagnie aeree, in cui la lettera R sta per “Romeo” e non più per “Roger”. Roger rimane comunque d’uso frequente nelle comunicazioni radiotelefoniche aeronautiche, insieme ad altri comandi fondamentali come “Over” (passo) o “Out” (chiudo).

Ogni pilota conosce a memoria l’alfabeto fonetico NATO, sviluppato dall’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile: Alfa, Bravo, Charlie, Delta, Echo, Foxtrot, Golf, Hotel, India, Juliett, Kilo, Lima, Mike, November, Oscar, Papa, Quebec, Romeo, Sierra, Tango, Uniform, Victor, Whiskey, X-ray, Yankee, Zulu.

L’ICAO comprende anche un sistema di lettura dei numeri, che evita confusione, per esempio, tra il numero 9, in inglese “nine” e il “no” in tedesco, “nein”, risolvendo il problema con “niner”: One, Two, Three, Fourer, Five, Six, Seven, Eight, Niner, Zero (o Nadazero).

Ed ora che conoscete l’alfabeto utilizzato dai piloti, saprete di certo leggere…

“ALFA – INDIA – ROMEO – DELTA – OSCAR – LIMA – OSCAR – MIKE – INDIA – TANGO – INDIA”.

ROMANZI DA LEGGERE IN VACANZA

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Ultimo giorno in ufficio.

TO DO:

Impostare la risposta automatica della email di lavoro. ✓

Fare un check dell’impianto di annaffiamento sul balcone. ✓

Svuotare il frigo: le uova, tra un mese, non diventeranno pulcini ma armi nucleari. ✓

Preparare la valigia. ✓

Chiudere il gas. ✓

Andare in libreria.

Sì, esatto, è arrivato il momento di mantenere i buoni propositi. Ti eri ripromesso di leggere almeno dieci libri quest’anno, ma hai avuto sì e no il tempo di leggere l’oroscopo sul giornale e le istruzioni per montare la nuova cassettiera.

In vacanza avrai finalmente il tempo di dedicarti ai libri, non resta che scegliere quali.

Ecco qualche consiglio:

  • Shantaram di Gregory David Roberts (2003). A cavallo tra autobiografia e romanzo, racconto di viaggio e trattato di filosofia, Shantaram non è solo la storia della fuga di un rapinatore australiano evaso dal carcere, latitante in India prima e in Afghanistan poi. È un libro che diventa un vero e proprio compagno di viaggio e che si fa ricordare per il resto della vita. E che presto diventerà un film prodotto da Jonnhy Depp.
  • Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman (2018). Sulla vetta di tutte le classifiche nel giro di pochissimi mesi dalla sua uscita nella primavera 2018, la storia di una donna che si rifugia in una routine fatta di piccole cose sicure per sfuggire al dolore della realtà: una madre in carcere, troppi traumi e una grande solitudine. Ma lei sta bene, anzi, benissimo.
  • Libertà di Johnathan Franzen (2010). Romanzo denso che ritrae il nostro tempo in uno spaccato fatto di buon vicinato, gentrificazione urbana, cibi organici e l’amara necessità di scendere a compromessi.
  • The Rugged Road di Theresa Wallach (2014). Anni ’30: due donne e una motocicletta partono da Londra alla volta di Città del Capo. Una racconto di viaggio, avventura e amicizia attraverso il deserto e i pregiudizi su quello che un tempo, erroneamente, veniva chiamato “sesso debole”.
  • La Strada di Cormac McCarthy (2007). Un mondo post apocalittico, un padre e un figlio. Tutto ciò che rimane è la speranza di sopravvivere insieme a qualche oggetto trasportato in un carrello del supermercato. Romanzo duro e senza veli sulla bellezza e la bruttezza degli istinti umani primordiali.

Buona lettura!

IL TUBO DI PITOT

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Ancora una volta in questa rubrica dedicata agli appassionati di fisica, ingegneria, tecnologia, viti e bulloni, trattiamo un capitolo fondamentale dell’aeronautica: il tubo di Pitot.

Il “tubo” o “sonda di Pitot” è uno strumento fondamentale per la rilevazione dei dati di volo di un aereo. Tecnicamente, serve a misurare la velocità macroscopica di un fluido ed è frutto dell’invenzione dell’ingegnere e fisico francese Henri Pitot.

Pitot nacque ad Aramon, nei pressi di Avignone nel 1695 e divenne presto un pioniere nello studio dei flussi dei fluidi grazie al suo ruolo decisivo nella costruzione di canali, ponti e del famoso acquedotto di Montpellier. Lo studioso superò molte delle teorie sostenute dagli ingegneri ed esperti dell’epoca, grazie anche all’introduzione della sua rivoluzionaria invenzione del 1732.

Il cosiddetto tubo di Pitot è utilizzato sugli aerei e nel settore automobilistico da competizione, quale la Formula Uno, come sensore per la determinazione della velocità rispetto all’aria o nelle gallerie del vento per la misurazione della velocità della corrente d’aria.

Ma… com’è fatto? Questo importante strumento è costituito da un corpo cilindrico con un’estremità anteriore arrotondata. Sul tubo sono presenti due aperture: la presa dinamica, sull’estremità allineata con il flusso d’aria e la presa statica, posizionata perpendicolarmente. Le aperture sono collegate a un manometro differenziale, un particolare tipo di manometro che misura la velocità attraverso la traduzione del valore di differenza tra pressione statica e dinamica in, appunto, un valore di velocità. Inizialmente la misurazione era affidata a lancette meccaniche poste all’interno di una “capsula aneroide”, oggi il medesimo compito è affidato all’elettronica e i dati vengono trasmessi direttamente al computer di bordo.

Un tubo di Pitot necessita di manutenzione attenta e costante e di corretti controlli prima del volo. È di fondamentale importanza che il tubo non si ostruisca per via della presenza di ghiaccio, insetti o detriti depositati al suo interno, con il rischio di provocare la registrazione, per esempio, di un aumento della velocità da parte dell’anemometro quando l’aereo sale di quota, anche se la velocità effettiva è costante. Per questa ragione nel tubo di Pitot è integrato un elemento riscaldante che ne preserva le corrette prestazioni anche a temperature bassissime.

I nostri aeromobili (Embraer 195) montano un sistema ancora più evoluto, detto Smart Probe. Il principio di funzionamento è lo stesso del tubo di Pitot, ma la differenza è che ogni Smart Probe integra un computer che, attraverso delle elaborazioni molto complesse, oltre alla funzione di rilevamento della velocità consente la rilevazione di altri dati, quali ad esempio la quota e l’assetto dell’aeroplano.

Per l’importanza e la necessaria ridondanza di questo strumento, i nostri Embraer sono dotati ben 4 Smart Probes, che confrontano costantemente i dati tra loro per verificare che le letture siano sempre corrette, e che quindi l’informazione agli strumenti di volo ed agli equipaggi arrivi sempre accurata ed affidabile.

Per oggi è tutto, lettori geek e appassionati di volo!

 

(Photo credits @PSC – Piti Spotter Club VRN)

CANZONI IN VOLO

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Il volo è sempre stato un concetto misterioso e affascinante per scrittori e poeti, ma forse ha trovato la sua maggior fortuna nella musica. Dimentichiamo per un attimo Sinatra e “Fly me to the Moon”, tutte le canzoni che parlano di “volare con la mente”, “spiccare il volo” “librarsi tra le nuvole”, concetti cari a Domenico Modugno o Lucio Battisti e lasciamo da parte anche le imprese extraterrestri del genio di David Bowie, che ha volato nello Spazio nelle vesti di Ziggy Stardust, del Major Tom di “Space Oddity” e ha definito “Life On Mars”, dando vita ad un capolavoro assoluto, una qualunque serata di zapping davanti alla Tv.

Pensate a quante canzoni, invece, raccontano di voli aerei.
Aerei che dividono, aerei che uniscono.

La canzone regina del genere è “Leaving on a Jet Plane” del 1966 di John Denver, disperato per la partenza imminente e alle prese con una romantica dichiarazione d’amore alla compagna che lo aspetterà a casa, mentre il taxi è già arrivato.

C’è poi l’aereo di Elton John, a cui non resta che guardare con malinconia le luci rosse che decollano alla volta della Spagna, il Paese più bello che “Daniel” abbia mai visto. Paul McCartney, al contrario, torna a casa dalla donna della sua vita in “Flying to my Home”, come del resto Björk, che segue il proprio cuore per sconfiggere la solitudine nella dolcissima “Aeroplane”.

A colpi di folk vola in alta quota anche Joni Mitchell, che in “This Flight Tonight” canta di stelle cadenti su Las Vegas sulla base della sua inconfondibile chitarra.

Passa alla storia “Night Flight” dei Led Zeppelin, non di certo tra le canzoni più note della band britannica, ma carica di significato pacifista in un testo che racconta di un ragazzo che vuole sfuggire alla leva militare con ogni mezzo possibile.

Più recentemente la musica vola ancora sulle note della controversa “Aeroplane Blues” dei The Black Keys e della più leggera “Flight #303” di Feist, canzoncina pop che porta buon umore tra rime improbabili che parlano di piloti, cappelli gialli e lavanderie a gettoni.