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M9 DI MESTRE: IL ‘900 SUPER TECNOLOGICO, A DUE PASSI DA VENEZIA

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Se il trend europeo dei musei è quello di stimolare una sempre maggiore interazione da parte dei visitatori, l’M9 di Mestre sembra seguirlo al 100%. Questo museo dall’architettura avveniristica infatti permette ai visitatori di toccare con mano i principali avvenimenti della storia italiana del ‘900, attraverso realtà aumentata e altre tecnologie all’avanguardia.

La prima cosa che colpisce del M9 e per cui vale assolutamente la visita è l’architettura, unita al concetto di smart city con il quale è stato creato l’intero quartiere.

Architettura del museo M9

Progettato dallo studio Sauerbruch Hutton, l’M9 di Mestre sarà uno dei primi distretti italiani ad ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale ed energetica LEED Gold (Leadership in Energy and Environmental Design).

Sostenibilità e innovazione sono le parole chiave per l’architettura avveniristica di questo museo del ‘900 italiano, ma non solo!

L’interno è stato realizzato in pietra trachite, garantendo una percorrenza continua senza interruzioni, da parte dei visitatori. È dotato di pannelli fotovoltaici che producono 86mila KWH e da 63 sonde del campo geotermico che garantiscono il 100% del riscaldamento del museo e il 40% del rinfrescamento. L’obiettivo dello studio Sauerbruch Hutton non è stato solamente quello di creare una struttura esteticamente bella, ma anche autonoma dal punto di vista energetico che si integrasse perfettamente nel tessuto urbanistico, valorizzandolo.

Il primo aspetto che attira comunque i visitatori al loro arrivo sono i 13 colori usati sulle facciate dei 20mila elementi in ceramica, alternati alle ampie vetrate: non ci sono dubbi che sia uno dei musei più fotografabili in Europa.

Il percorso museale del M9 di Mestre

“Immergetevi in un’esperienza multimediale per percorrere il passato, comprendere il presente e immaginare il futuro”

Il percorso museale del M9 si potrebbe sintetizzare in queste parole: un racconto interattivo di uno dei secoli più importanti a livello europeo, per rendere più consapevoli i visitatori. Questo può avvenire solo con un forte livello di coinvolgimento degli utenti, per far rivivere i diversi decenni che hanno caratterizzato il ‘900.

Sono 8 le sezioni tematiche principali della mostra permanente:

  • Come eravamo e come siamo. Demografia e strutture sociali, nella quale viene messo in mostra come si è evoluta la popolazione italiana e la struttura familiare, alla luce degli eventi esterni che le hanno influenzate;
  • The Italian way of life. Consumi, costumi e stili di vita, nella quale i visitatori possono fare un vero viaggio nel tempo tra gli stili di vita e le abitudini di consumo degli italiani;
  • La corsa al progresso, scienza, tecnologia e innovazione, nella quale si mostrano le maggiori evoluzioni tecnologiche italiane e attraverso pannelli interattivi, si possono montare e smontare;
  • Soldi, economia, lavoro e benessere, nella quale si mostra il processo di modernizzazione del sistema economico italiano, con tutte le sue contraddizioni;
  • Paesaggi e insediamenti urbani, che è una rassegna sull’evoluzione urbanistica dei maggiori centri italiani;
  • Res Publica, lo Stato, le Istituzioni e la politica, nella quale attraverso video installazioni si ripercorrono i principali fatti politici del nostro paese;
  • Fare gli italiani, educazione, formazione e informazione, nella quale si ritorna al momento dell’unità d’Italia, quando la prima cosa da fare era istruire e promuovere all’utilizzo di un’unica lingua, l’italiano;
  • Per farci riconoscere, che cosa ci fa sentire italiani, nella quale si indagano luoghi comuni, stereotipi, abitudini, vezzi, modi di dire e di fare.

Oltre alla mostra permanente, il museo M9 di Mostre ospita anche mostre temporanee, di cui una delle più importanti dall’inaugurazione è stata “L’Italia dei fotografi. 24 autori in mostra al M9 di Mestre”.

A distanza di alcuni mesi dall’apertura, sono numerosi e a volte discordanti i pareri sul museo M9 di Mestre, in particolare da parte dei critici d’arte. Sicuramente è un museo che va visitato, sia per il progetto architettonico che si distingue nel panorama europeo, sia per ripercorrere la storia italiana in un percorso di visita insolito e innovativo.

Un ultimo consiglio: il museo è adatto a tutta la famiglia e anche per i più piccoli si possono trovare spunti molto interessanti.

QUANTI AEREI VOLANO CONTEMPORANEAMENTE NEL MONDO?

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Ovunque vi troviate nel mondo, se alzate gli occhi verso il cielo, avete molte possibilità di vedere volare un aereo. Magari, addirittura più di uno.

Non possiamo stabilire il numero esatto di aerei che ogni giorno volano nel mondo, dal momento che i dati statistici a disposizione riguardano esclusivamente gli aerei di linea e non quelli privati, militari o cargo, cioè adibiti al trasporto di merci.

Forse avrete sentito parlare del portale FlightAware e dell’applicazione Flightradar24, che tracciano le rotte degli aerei di linea di quasi tutto il mondo, registrandone orario di decollo e di atterraggio.
Secondo FlightAware ogni anno decollano circa 15 milioni di aerei, che trasportano circa 1,2 miliardi di passeggeri.

Ma i giorni dell’anno non sono tutti uguali. Si pensi ai periodi di alta stagione, come i mesi estivi o le vacanze di Natale, in cui la domanda di voli – e di conseguenza l’offerta da parte delle compagnie aeree – aumenta vertiginosamente. Al contrario, esistono giorni più “tranquilli” negli aeroporti e nelle torri di controllo.

Vediamo qualche esempio.

Secondo Flightradar24 lo scorso 25 luglio sono state operate 230.409 rotte aeree. Una media di oltre 160 decolli al minuto, solo per avere un’idea.

Considerato che in media la capacità degli aerei è di circa 150 passeggeri, se moltiplichiamo i 230.409 voli per la media dei passeggeri, possiamo affermare che oltre 34 milioni di persone, pari alla popolazione dell’Arabia Saudita, ha volato lo scorso 25 luglio.

Calcoli fatti “al volo”, è il caso di dire, ma voi… lo sapevate?!

BARI CONTEMPORANEA E DINTORNI: 5 COSE DA NON PERDERE PER UN ART ADDICTED

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Una delle destinazioni più affascinanti del Sud Italia è Bari che coniuga alla perfezione natura, cultura e un’ottima tradizione gastronomica. Nella maggior parte delle guide vengono proposti consigli di visita su Bari Vecchia, ma qui vogliamo raccontarti la Bari contemporanea e alcuni paesi dei dintorni che sono perfetti per soddisfare la curiosità di un vero art addicted!

Bari contemporanea tra musei, gallerie e street art

Accarezzata dal Mar Adriatico, Bari è una città con tradizioni che conquistano al primo sguardo e ricca di luoghi da visitare, anche a pochi chilometri dal centro. In questa piccola guida alla scoperta di Bari contemporanea vogliamo proporti alcuni luoghi da non perdere per scoprire pillole di autentica creatività.

Spazio Murat

Iniziamo con lo Spazio Murat che è uno dei più apprezzati contenitori culturali della città, dedicato alla promozione e divulgazione della cultura contemporanea. Insieme all’ex Teatro Margherita e all’ex Mercato del pesce, costituisce il nascente Polo per l’arte e la cultura contemporanea della Città di Bari. Proprio qui viene ospitato e gestito il Puglia Design Store e si propongono molte attività come mostre, workshop, incontri e laboratori dedicati ai più piccoli, con un focus specifico sulle arti visive. Secondo gli abitanti della città, ciò che rende unico questo posto è il fatto che si ponga come punto di unione tra Bari Vecchia e il borgo moderno.

Galleria 206

La Galleria 206 – The Unknownow Gallery è uno spazio dedicato all’arte contemporanea, situato in una ex carrozzeria nel quartiere di San Pasquale, vicino alla stazione centrale della città. Un gruppo di street artist e di imprenditori ha deciso di dare libero sfogo alla creatività e lo ha fatto in grande stile: lo spazio è molto ampio ed è stato suddiviso in diversi ambienti, per un totale di 380 mq. Qui vengono organizzati eventi, progetti e mostre, favorendo un dialogo e una riflessione costante sul panorama artistico: nei prossimi anni, l’obiettivo dei founder è quello di portare artisti di fama internazionale alla 206, costruendo una Bari sempre più contemporanea!

Street art a Bari

Bari è una città in cui il fermento artistico si esprime attraverso diversi linguaggi: uno di queste è la street art che ha invaso molti quartieri del centro e non solo. Tra le opere più famose spiccano:

  • i lego di Pao che si trovano sui muri del chiosco del giardino di piazza Garibaldi e all’ingresso del parchetto degli Aquiloni;
  • il San Nicola di Mauro Roselli che è su una delle pareti delle case popolari di viale delle Regioni nel quartiere San Paolo;
  • il trittico di San Nicola, santo patrono del capoluogo pugliese, realizzato da Ozmo nel sottopassaggio di Via Quintino Sella.

Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare

Spostandosi di circa 40 chilometri, si raggiunge l’incantevole Polignano a Mare, piccolo comune famoso per le meravigliose spiagge e per la Fondazione Museo Pino Pascali. Si tratta di uno dei luoghi più apprezzati dagli amanti dell’arte contemporanea, dedicato all’artista pugliese che è stato tra i precursori dell’arte povera, della body art e dell’arte concettuale. Fondata nel 2010, la Fondazione ha sede nell’ex mattatoio comunale, nella zona a sud del lungomare. Si tratta dell’unico museo di Arte Contemporanea stabile in Puglia e, accanto alla collezione permanente che comprende molte delle più celebri opere di Pascali, è location per mostre temporanee internazionali e sede del Premio Pino Pascali.

PhEST a Monopoli

A poco più di 40 chilometri da Bari, precisamente a Monopoli, si tiene un evento imperdibile per qualsiasi art addicted appassionato di fotografia: ci riferiamo a PhEST. Il tema di questa edizione di questo festival internazionale di fotografia e arte contemporanea, nato appena 4 anni fa, è Religioni e Miti e ha aperto le sue porte il 6 settembre. Sempre attuale, provocatorio, intenso, vicino alle rivoluzioni culturali e sociali del mondo di oggi, PhEST ha una spiccata capacità di leggere il mondo di ieri e immaginare quello di domani attraverso delle immagini indimenticabili. Anche quest’anno non è mancato il progetto speciale site specific che PhEST commissiona annualmente ad un fotografo diverso: si tratta di un lavoro fotografico realizzato da Sanne De Wilde, fotografa fiamminga, neo vincitrice del World Press Photo per il suo progetto “Land of Ibeji” (La terra di Ibeji) in collaborazione con la fotografa di Noor Benedicte Kurzen.

Bari contemporanea e i suoi dintorni sono la destinazione perfetta per vivere l’autenticità italiana e scoprire i grandi capolavori dell’arte contemporanea: lasciati ispirare da questo mix vincente di creatività e tradizioni.

CHE COSA SONO LE SCIE BIANCHE DEGLI AEREI?

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Jet steam out of clouds
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Complottisti del web, vogliate perdonarci.
Crediamo che sia giunto il momento di parlare, su questo blog dedicato al mondo del volo e degli aerei, di uno degli argomenti più “scottanti”: le scie.

Nessun mistero, ma solo scienza.

Per convincervi che le affascinanti scie bianche che squarciano il cielo azzurro dopo il passaggio di un aereo non nascondano rilascio di sostanze chimiche nell’atmosfera, vi invitiamo a riflettere su una questione molto semplice. Che cosa accade quando fuori fa freddo e dalla nostra bocca le parole si trasformano in nuvole di condensa perfettamente visibili ad occhio nudo?

La condensa, esattamente.
Le scie degli aerei sono da attribuirsi alla rapida condensazione del vapore acqueo presente nei gas di scarico degli aerei in alta quota (circa 10.000 metri), altitudine alla quale si registrano temperature molto basse, tra i -30 C° e i -60C°.

In questa rubrica dedicata alle curiosità non vi annoieremo con i dettagli sulle differenze tra le scie dei gas di scarico, le scie di convezione e quelle di origine aerodinamica, ma potremmo presto approfondire il tema nella rubrica #AvGeek

Resta il fatto che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo ammirato con il naso all’insù le scie degli aerei. Alcune restano lì per decine di minuti, altre scompaiono velocemente. Che cosa significa? Maggiore è l’umidità presente nell’aria, maggiore è la resistenza della scia nel cielo. Al contrario, se le scie si dissolvono velocemente, l’aria è più secca e – con ogni probabilità – l’indomani sarà bel tempo…

Dunque, nessuna cospirazione, ma solo condensa. Ci dispiace, non vogliamo di certo deludere le vostre aspettative, ma “la scienza è fatta per rassicurare”, disse il pittore Salvador Dalì.

UNA GITA AL MUSEO PARTE II

Una gita al museo
Una gita al museo
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Questo articolo è dedicato a Voi. A Voi che ci seguite su questo blog, senza perdervi mai un articolo, a Voi che siete capitati qui per caso e magari tornerete a leggerci, a Voi che con i vostri commenti ai post del giovedì ci date spunti per approfondire e spaziare tra le tematiche più interessanti del mondo dell’aviazione.

Nella classifica degli articoli più amati da Voi lettori spicca il volo (…perdonateci, deformazione professionale) l’articolo “Una gita al museo” pubblicato lo scorso 29 agosto.

Grazie alle vostre segnalazioni abbiamo preparato un nuovo elenco dei più interessanti musei del mondo dedicati al volo:

Museo dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle, Bracciano (Roma). Si tratta di un museo che sorge nella più antica infrastruttura aeroportuale italiana. Qui, nel 1908, fu costruito e volò il primo dirigibile militare italiano, ma il museo fu aperto al pubblico soltanto nel 1977. A Vigna di Valle è possibile ammirare il più antico cimelio aeronautico al mondo: è il Pallone di Ganerin, realizzato per celebrare l’incoronazione di Napoleone Bonaparte nel1804.

Museo dell’Aria e dello Spazio, Due Carrare (Padova). In questo museo dalle sale intitolate ai pionieri del volo, come Leonardo Da Vinci e i Fratelli Montgolfier troverete il modello del Flyer1 costruito dai fratelli Wright, nientemeno che il primo aereo della storia. Il museo è ospitato all’interno della storica Villa Zaborra Castello di San Pelagio… Da non perdere!

National Air and Space Museum (NASM), Washington, Stati Uniti. Parte dell’Istituto Smithsonian, questo incredibile museo ospita la più ampia collezione di aerei e veicoli spaziali nel mondo. Al suo interno ha sede anche uno dei più importanti centri di ricerca aerospaziale e geologica degli Stati Uniti. Un’istituzione tra i musei del settore…

Swedish Air Force Museum, Linköping, Svezia. In questo interessante museo non troverete soltanto una collezione unica di aerei, dai primi modelli realizzati dai pionieri dell’inizio del XX secolo fino ad oggi, ma anche uniformi, fotografie storiche originali, strumenti, motori degli aerei e molto altro ancora.

Technik Museum Sinsheim, Germania. Cinquantamila metri quadri e oltre un milione di visitatori l’anno: pur trattandosi di un museo dedicato ai motori in generale – con maggiore attenzione alle automobili – rimane uno dei luoghi migliori per osservare da vicino il famigerato Concorde, il Tu-144, un Ju 52, un Canadair CL-215, un Douglas DC-3, e il Tu-134.

RIFORNIMENTO IN VOLO

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Spesso in questo spazio dedicato ai nostri lettori geek abbiamo parlato di strumenti e manovre che trovano applicazione nell’aviazione militare.

Il rifornimento in volo di carburante, di cui stiamo per raccontarvi storia e segreti, è proprio una di queste. La ragione è ovvia: gli aerei di linea decollano da un aeroporto A e atterrano in un aeroporto B, quindi le quantità di carburante necessarie vengono calcolate in maniera molto precisa. Per decidere la quantità di carburante di cui rifornire un aereo di linea vengono considerati 3 dati fondamentali:

  • il carburante necessario per coprire la tratta aerea
  • una quantità di carburante aggiuntiva per l’evenienza di atterrare in un aeroporto differente da quello di destinazione, che viene detto “alternato”
  • del carburante extra per le “varie ed eventuali”, come il cosiddetto carburante di contingenza necessario – per esempio –  in condizioni climatiche sfavorevoli.

Il rifornimento in volo è dunque una procedura utilizzata prettamente in campo militare. Tale delicata operazione permette di trasferire combustibile da un’aerocisterna ad un altro velivolo mentre entrambi sono in volo.

I primi esperimenti in tal senso risalgono agli anni ‘20: con un’aerocisterna in volo poco più in alto dell’aereo da rifornire ed un tubo flessibile posto a collegare i due serbatoi, si riuscì nelle prime complesse (e rischiose) operazioni di rifornimento in volo. Fu solo alla fine degli anni ’40 che questa procedura si rivelò determinante per stabilire i record di volo. Il Boeing B-50 Lucky Lady II effettuò il giro del mondo in 94 ore e 1 minuto senza scalo avvalendosi di tre rifornimenti operati da aerocisterne KB-29M.

In seguito il rifornimento in volo trovò applicazione durante le guerre: in Vietnam, alle Falkland e nella più recente Guerra del Golfo, diverse tecniche furono messe in pratica per permettere agli aerei militari di coprire distanze maggiori e volare più leggeri, ricevendo il carburante secondo necessità tattica.

Esistono diversi tipi di rifornimento in volo:

  • con sonda rigida governata autonomamente da un operatore tramite un sistema di telecamere e controlli remoti
  • a sonda flessibile, quindi dipendente dal volo dei due aerei, come nei primi esperimenti degli anni ‘20

Come già detto, il rifornimento in volo è un’operazione che riguarda esclusivamente i mezzi militari. A metà tra un aereo militare, un aereo civile e un “palazzo reale” fa però eccezione l’Air Force One, l’aereo presidenziale degli Stati Uniti.

I Boeing 747 del Presidente sono in grado di volare per 7800 miglia senza scalo, ma possono ricevere rifornimenti in volo in casi straordinari di crisi, di attacchi nucleari o di pericolo per la vita della famiglia presidenziale.

(Header photo: Wikipedia)

STRAVAGANTE HOSTEL VERONA: COM’È DORMIRE CIRCONDATI DA OPERE DI STREET ART

stravagante hostel verona
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Un hotel non è un semplice luogo in cui dormire, ma un rifugio sicuro quando si è lontani da casa, per questo è importante sceglierlo con la massima cura. Una delle strutture più interessanti in Italia è lo Stravagante Hostel di Verona che è stato inaugurato a luglio 2018 e fonde alla perfezione arte e socialità. Completamente accessibile da tutti, anche da persone con ridotta mobilità motoria, questo ostello è un luogo inclusivo in cui l’arte regna sovrana grazie al RAME Project: ecco la storia di questo posto speciale.

Stravagante Hostel Verona: la struttura

Lo Stravagante Hostel di Verona, situato nel pieno centro della città, è composto da 13 stanze, tutte dotate di domotica e perfette per ospitare anche persone con disabilità, garantendo un soggiorno privo di barriere architettoniche. Questa struttura è stata pensata per garantire agli ospiti un soggiorno davvero indimenticabile, con una particolare attenzione anche verso il settore del food. Questo social hostel di Verona infatti comprende anche l’osteria Mangiabottoni, dove non solo gli ospiti ma chiunque potrà trovare ristoro.

L’edificio, oltre ad essere ben attrezzato, ospita delle meravigliose opere d’arte realizzate da alcuni dei maggiori street artist italiani conosciuti anche all’estero, tra cui spiccano i nomi di  Andrea Crestani, in arte Koes, LucaFont, Lucamaleonte e Manuel Di Rita detto Peeta.

Il progetto artistico di Stravagante Hostel Verona

Per comprendere che valore abbia l’arte all’interno di questa struttura, abbiamo deciso di intervistare lo staff dello Stravagante Hostel di Verona: ecco che cosa ci hanno detto!

“Per noi era molto importante rendere lo Stravagante Hostel unico in tutto e per tutto; infatti è una delle pochissime realtà che persegue queste finalità sociali e dunque in fase di pianificazione si è pensato di rendere la struttura unica anche dal punto di vista estetico, coinvolgendo 4 artisti italiani di fama internazionale che hanno reso l’ambiente davvero speciale. Uno dei primi artisti che si è avvicinato alla causa, a capo del progetto RAME, ci ha introdotti alla filosofia della street art e ha contribuito a realizzare il progetto così come lo si vede ora.

Agli artisti è stato spiegato il contesto all’interno del quale avrebbero operato, e liberamente si sono lasciati ispirare e sono riusciti ad esprimere la propria arte e dare il loro fondamentale contributo. È nato dunque un luogo che vuole essere punto d’incontro tra diverse culture, luogo di scambio e conoscenza. Un luogo dove si fa del bene in un ambiente esteticamente ricco e pieno di significati che vuole lasciare un segno nel cuore di chi ci passa. E sono tante le persone che in questo anno hanno deciso di soggiornare da noi!”

Il successo di Stravagante Hostel Verona

Stravagante Hostel, come ci hanno spiegato, viene definito un ‘social hostel’ perché gestito da una cooperativa sociale No Profit: ‘L’Officina dell’Aias’ che a Verona, da circa 20 anni, si occupa di ragazzi con disabilità, gestendo diverse strutture tra cui centri diurni e comunità residenziali. L’arte e la cultura per la cooperativa hanno sempre avuto un ruolo fondamentale sia per quanto riguarda il suo valore terapeutico che per quello catartico. Infatti assieme ai ragazzi la cooperativa gestisce una galleria d’arte contemporanea, la Galleria Giustizia Vecchia.

Lo Stravagante Hostel di Verona è a tutti gli effetti una realtà unica e speciale e sono tantissimi i visitatori che hanno colto e apprezzato le sue proposte: quando arte e socialità si fondono insieme, non possono che nascere autentici tesori!

COME SONO FATTI I CARRELLI DEGLI AEREI?

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Tra le caratteristiche degli aerei che per prime saltano agli occhi – perfino a quelli dei meno esperti – vi è la dimensione dei carrelli. Le ruote su cui poggiano gli aerei sembrano incredibilmente piccole in proporzione alle grandi fusoliere e alle ali, ma la complessa struttura dei carrelli è progettata per sostenere il peso dell’aereo e resistere all’impatto dell’atterraggio. Sempre.

Per fare un esempio, si pensi che uno dei nostri Embraer-195 carico, con una capienza di 120 passeggeri, pesa più o meno 46.000 kg. Senza dimenticare che la velocità di un aereo all’atterraggio è di circa 250 km/h. Un impatto che richiede la massima ammortizzazione, dunque.

Il carrello d’atterraggio o “landing gear” è composto da una struttura retrattile montata su ruote che viene utilizzata esclusivamente nelle manovre a terra, durante il decollo e l’atterraggio. Il carrello, una volta in volo, si “ritrae” in una sede all’interno della fusoliera o delle ali, a seconda del modello e della dimensione dell’aereo.

Un tempo, prima dell’avvento dei carrelli retrattili, le ruote degli aerei erano montate su carrelli fissi, che generavano però una forte resistenza aerodinamica. Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 si iniziarono a diffondere i primi rudimentali meccanismi “a scomparsa”, che definirono la nuova generazione di Caccia utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale.

I carrelli retrattili sono componenti meccanici mobili, di conseguenza più complesse e pesanti, ma la loro introduzione portò tanti e tali vantaggi in termini di performance, da valere la maggiore necessità di manutenzione rispetto ai carrelli fissi.

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Oggi la procedura di controllo dei carrelli viene effettuata dai piloti e dai tecnici prima di ogni volo. Innanzi tutto viene controllato il livello di usura delle gomme e dei freni, successivamente vengono effettuati test specifici per escludere qualsiasi anomalia del sistema idraulico o elettrico che aziona i carrelli.

Curiosità: l’ammortizzazione nei carrelli è espletata da un sistema di camere e pistoni caricate ad azoto ed olio.

In caso d’emergenza, la fuoriuscita dei carrelli è sempre garantita dal sistema free-fall, attuato manualmente dai piloti, che sfrutta il peso ed il flusso aerodinamico per ottenere la configurazione d’atterraggio.

Ed ora una sfida: sul prossimo volo che prenderete prestate attenzione ai suoni! Il rombo che sentirete poco dopo il decollo, accompagnato dal “fischio” dell’aria che si riduce man mano che l’aereo acquista quota, significa che il carrello sta rientrando. Il rumore metallico di “sganciamento” che invece avvertirete prima dell’atterraggio indicherà che i carrelli stanno scendendo e che di lì a poco sarete arrivati a destinazione.

Al prossimo volo!

BOEING-BOEING DI MARC CAMOLETTI

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Per comprendere alcune storie ambientate nel passato, dobbiamo immaginare un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo. Facciamo un salto indietro negli anni Sessanta, quando non esistevano telefoni cellulari, social network e foto istantanee: mentire era più semplice.

È in questo contesto che lo sceneggiatore e regista teatrale Marc Camoletti scriveva la sua opera di maggior successo: Boeing-Boeing, la commedia che sul Guinness dei Primati compare come la farce francese più riprodotta di tutti i tempi.

Il giornalista americano Bernard Lawrence vive in un grazioso appartamento a Parigi e si fidanza contemporaneamente con tre affascinanti assistenti di volo: una francese, Jacqueline Grieux, una inglese, Vicky Hawkins e una tedesca, Lise Bruner. Un piano perfetto, reso possibile grazie alle continue trasferte delle tre donne.

Ma gli anni Sessanta sono gli anni del boom economico, delle nuove tecnologie e delle innovazioni nel campo dell’aviazione… I velocissimi Boeing 707 e 737 fanno la loro comparsa e compagnie aeree come la mitica Pan Am diventano icone di modernità abbattendo le distanze geografiche e culturali.

È così che il furbo Bernard si ritrova a calcolare male i tempi di arrivo e di partenza delle sue tre fidanzate, facendosi scoprire bugiardo, traditore e vittima del progresso tecnologico.

Lo spettacolo di Camoletti divenne presto un cult. Dopo la sua prima rappresentazione del 1962 all’Apollo Theatre di Londra, la commedia fu portata nel ricco West End al Duchess Theatre nel 1965 e riprodotta stagione dopo stagione per ben sette anni. Si dice che ancora fino agli ultimi mesi, trovare un biglietto per vedere Boeing-Boeing fosse una vera impresa.

Le opere di Camoletti, francese nato in Svizzera da padre italiano, fecero il giro del mondo attraverso 55 paesi, arrivando a Broadway e consacrando un mito. Fino a pochi anni fa, nel 2008, Boeing-Boeing registrava ancora il “tutto esaurito” al botteghino.

Nel 1965 la commedia divenne anche un film per il cinema, prodotto dalla Paramount Pictures con un cast d’eccezione: Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter, diretti dal regista televisivo John Rich.

EMBRAER 50º

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700 candeline.
Eh sì, perché i 21 aerei della nostra flotta festeggiano 50 anni!

O meglio, è la loro Casa Madre, la Embraer, a compiere mezzo secolo, perché i nostri aerei, invece, sono giovanissimi :).

È infatti dal 2009 che Air Dolomiti ha “sposato” l’azienda brasiliana Embraer, divenendo launch customer in Italia per il modello Embraer 195 della famiglia E-Jets, su cui la nostra livrea calza a pennello e i nostri passeggeri occupano comodamente 120 posti a sedere…

La Embraer nasce nel 1969 con il nome di Empresa Brasileira de Aeronáutica (Embraer), grazie agli investimenti del governo brasiliano volti allo sviluppo dell’industria aeronautica nazionale. Il governo elesse Ozires Silva come primo presidente e nacque presto il primo aereo fabbricato dall’azienda, l’Embraer EMB 110 “Bandeirante”, appellativo dato agli esploratori e coloni portoghesi. Il monoplano bimotore volò per la prima volta il 9 agosto del 1972, diventando il primo di tanti successi nazionali e internazionali dell’Empresa.

Si legge sul sito ufficiale di Embraer: “For this dream to come true, it was necessary to face an overwhelming lack of resources and the skepticism both inside and outside of the country.” (“Perché questo sogno diventasse realtà, era necessario affrontare una schiacciante mancanza di risorse e lo scetticismo sia all’interno che all’esterno del Paese.”). Una scommessa vinta, non c’è che dire.

Dopo un’ampia produzione di aerei militari durante gli anni ’70 e ‘80, la Embraer cambiò “rotta” verso l’aviazione civile. Privatizzata nel 1994, l’azienda si specializzò nella progettazione di aerei di linea di piccole dimensioni (70 – 110 posti), divenendo leader nel settore.

Per noi Embraer è sinonimo di funzionalità ed eleganza. Ad oggi la flotta di Air Dolomiti è composta da 21 unità.

E allora, buon 50º compleanno, Embraer!