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INTERPRETARE I SOGNI: IL VOLO

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Vi è mai capitato di sognare di volare?

Abbiamo preso in prestito qualche dato da una singolare ricerca condotta dall’Istituto di Salute Mentale di Mannheim, in Germania, per capire come e con quale frequenza le persone sognino di volare. Ebbene, oltre il 63% dei partecipanti ha dichiarato di aver sognato di volare almeno una volta. Sui 6701 sogni presi in esame, l’1.72% riguardava il volo libero senza, quindi, l’aiuto di mezzi volanti, mentre il 5,13% il volo su un mezzo reale o di fantasia (dai deltaplani, agli unicorni, fino ai tappeti volanti!).

Questo tipo di sogni rappresenta per alcuni un’esperienza positiva, per altri un motivo di ansia e paura, a seconda del contesto e della condizione emotiva in cui ha luogo.

Che cosa significa sognare di volare secondo la Psicologia?

Il volo è innanzi tutto tra i più chiari simboli di libertà che il nostro inconscio possa produrre durante il sonno. Perfino le scuole dei padri della Psicoanalisi Carl Gustav Jung e Sigmund Freud concordano sull’attribuzione di tale significato al volo, pur distinguendo tra una manifestazione dell’inconscio legata alla libertà sessuale (secondo Freud, ovviamente) e allo slegamento dai vincoli sociali (secondo Jung).

Ma ciò che conta di più, per interpretare i sogni correttamente, è ricordarne il contesto, magari appuntando qualche dettaglio su un foglio di carta al risveglio.

Avete, per esempio, sognato di volare in aereo? Forse state vivendo una situazione complessa e sentite la necessità di scappare dal problema, in cerca di una “vacanza” in senso letterale.

Nel vostro sogno volavate molto in alto o molto in basso rispetto al suolo? L’altezza del volo ha a che fare con il nostro benessere mentale, perciò se sognare di volare in alto è indice di felicità e spensieratezza, sognare di volare rasoterra nasconde paure e incertezze legate a eventi imminenti.

La sensazione di non riuscire a decollare indica sfiducia nelle proprie capacità, mentre quella di non poter atterrare denota una scarsa attitudine alla concretezza, a stare con “i piedi per terra”.

Se avete sognato di volare in contesti ultraterreni, in mondi fantastici o nello Spazio, state affrontando un’importante crescita utile al vostro futuro; se invece volate all’indietro avete bisogno di ritrovare le radici o di chiarire aspetti del vostro passato.

Comunque abbiate sognato di volare, si sarà trattato senz’altro di un sogno che ricorderete.
Scusateci, volevamo finire con una frase a effetto sul volo ;).

DENTRO GLI AEREI DEI SUPER RICCHI

donna su macchina di lusso davanti aereo privato
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Ai comuni mortali non resta che sognarli. Sono gli aerei privati dei super ricchi, fatti su misura per rispondere ai gusti e alle esigenze di chi li possiede.
All’interno della cabina non hanno posti contrassegnati da numeri e lettere, ma sale da pranzo, palestre, vere e proprie camere da letto e ogni possibile genere di comfort.

È soprannominato “The Bandit” il Boeing 767-33A ER di proprietà di Roman Abramovich ed è solo uno dei tre Boeing della flotta del magnate russo proprietario del Chelsea FC, ma senz’altro il più sfarzoso. Al suo interno una sala da pranzo che può accogliere fino a 30 ospiti, una cucina adatta a realizzare banchetti firmati dai migliori chef internazionali, una sfarzosa camera da letto matrimoniale rifinita in legno di castagno e metalli preziosi. Il che non rappresenta una grossa spesa, se si pensa che Abramovich ha dotato il suo jet degli stessi sistemi di sicurezza che proteggono l’Air Force One!

A proposito di Air Force One, il governo degli USA ha individuato nel Boeing 747-81VIP, detto “Dreamliner”, un nuovo possibile “candidato alla Presidenza”. Pensato al suo interno per ospitare ampi spazi di lavoro come sale riunioni, sale conferenze e lunghi tavoli per i pranzi ufficiali, il Dreamliner era stato scelto anche dal multimiliardario cinese Joseph Lau, oggi latitante a Macao…

Un altro magnate russo, l’imprenditore e dirigente sportivo Ališer Burchanovič Usmanov, è il proprietario del prossimo “castello con le ali”.
Si tratta di un Airbus 340-300 costato la bellezza di 400 milioni di Euro tra l’aereo stesso e i costosissimi allestimenti. Al suo interno, un’area night club con sfarzosi divani a semicerchio in velluto bordeaux e cabine per i passeggeri con enormi letti rotondi.

Stanca degli assalti dei fan in aeroporto e a bordo, la regina del talk show Oprah Winfrey ha deciso di regalarsi un jet privato.
Non uno dei più grandi e costosi, ma un Gulfstream G650 con interni in pelle e radica. E, ovviamente, un maxischermo.

Bene. Ora dimenticate i maxischermi e pensate a un sistema elettronico che ruota porzioni di pavimento in direzione della Mecca durante le ore di preghiera in volo.
Siamo sul Boeing 747 del principe saudita Al-Walid bin Talal, configurato al suo interno per ospitare un bagno turco e una Rolls Royce.
Al posto del sedile del principe, un vero e proprio trono.

FRANZ JOSEF STRAUSS INTERNATIONAL AIRPORT (MUC), AEROPORTO A CINQUE STELLE

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Nessuno ricorderà il 2020 e il 2021 come gli anni migliori per viaggiare, ma gli aerei hanno continuato a volare e gli aeroporti a funzionare, perché anche quando tutto si ferma le persone hanno bisogno di muoversi.

Durante la pandemia da SARS-CoV-2 abbiamo applicato e continuiamo oggi ad applicare, con il Gruppo Lufthansa, tutti i protocolli necessari per garantire ai nostri passeggeri la massima sicurezza a bordo degli aerei e negli aeroporti in cui operiamo i nostri voli.

Per l’aeroporto di Monaco di Baviera “Franz Josef Strauss International Airport” (MUC), tra i nostri hub principali, è stata riconfermata nel 2020 la valutazione di ben 5 stelle assegnata già nel 2017 dal London Skytrax Institute, grazie alla presenza di servizi innovativi che ottimizzano l’esperienza di transito dei passeggeri di tutto il mondo.

Certamente la diffusione del COVID-19 ha determinato nuove condizioni di viaggio e normative eccezionali in tema di prevenzione della salute e gestione dell’attuale emergenza. Alla luce di queste nuove esigenze, i controlli di sicurezza sono oggi ancora più rapidi e fluidi, con particolare attenzione alle aree dell’aeroporto in cui vi è il maggior rischio di creare code e assembramenti.

Grazie agli altissimi standard igienici dell’intero aeroporto, nonché alla presenza di aree private di relax e di lavoro all’interno del Terminal 2, l’esperienza di transito a Monaco di Baviera è piacevole e dinamica sia per i viaggiatori business che per chi vola da/per Monaco per motivi familiari o personali.

Infine, a chiunque sia in cerca di una straordinaria esperienza gastronomica, consigliamo una sosta al nuovo Mountain Hub Restaurant, situato presso l’hotel Hilton Munich Airport!

LE LUCI DEGLI AEREI

le luci degli aerei
Camera : OLYMPUS OM-D E-M1 MKⅡ DIGITAL CAMERA Lens : M. ZUIKO Digital 40-150 F2.8 Pro When : 23/June/2018 Where : Osaka International Air Port
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Quante volte, durante una bella serata trascorsa all’aria aperta vi è capitato di strizzare gli occhi guardando una lucina nel cielo e chiedervi: “sarà una stella o un aereo?”.

Bastano pochi secondi per capirlo. Mettendo bene a fuoco quella luce distante, ne avrete certamente notato l’intermittenza e quella seconda luce più fioca, di colore rosso, che si sposta nel cielo facendo cadere ogni dubbio e lasciando da parte quel desiderio da chiedere alla prossima – vera – stella cadente…

Ed ora, amici geek, torniamo con i piedi per terra e vediamo come funzionano e a cosa servono le luci degli aerei.

Iniziamo con alcune importanti distinzioni: le luci degli aerei sono interne ed esterne. Potremmo dire, in parole semplici, che gli aerei hanno luci “per vedere” e “per farsi vedere”.

Le luci esterne hanno due funzioni:

  • Anticollisione: le luci anticollisione a loro volta si dividono in luci Strobo e luci Beacon. Le prime sono intermittenti, posizionate alle estremità delle ali e spesso anche sulla coda. Esistono per uno scopo: dare maggiore visibilità all’aereo, attirando l’attenzione di chi osserva. Le seconde sono invece normalmente di colore rosso e si trovano sopra e/o sotto della fusoliera. Queste luci vengono attivate prima dell’accensione dei motori e indicano che da quel momento è pericoloso avvicinarsi all’aereo perché è pronto per muoversi o si sta già muovendo. 
  • Navigazione: si tratta di luci di colore verde, bianco e rosso, utilizzate per la navigazione aerea come in quella nautica e la loro funzione è a dir poco fondamentale. Dal momento che a luce rossa è posizionata sull’ala sinistra, quella bianca al centro della coda e quella verde sull’ala destra, il loro ordine determina a vista d’occhio la posizione e la direzione di un aereo. Da qualsiasi angolazione guardiate un aereo, vedrete sempre almeno una di queste luci, perché devono coprire tutti i 360° (la rossa e la verde hanno un’estensione di 110° e la bianca di 140°).

Esistono altre tipologie di luci esterne, come quelle di rullaggio, utili – come in auto – ad effettuare manovre al buio, le luci di atterraggio che illuminano la pista durante il decollo e l’atterraggio, quelle che illuminano il logo della compagnia aerea (ci fa sempre piacere che si veda il nostro bel logo turchese!) e le luci alari che illuminano le ali e i motori per essere controllati da parte dei piloti.

Le luci interne, invece, sono pensate e posizionate ad uso dei passeggeri e dell’equipaggio. Si pensi alle luci del corridoio, che si spengono durante il decollo e l’atterraggio per consentire agli “ospiti” di avere una buona visuale esterna, alle luci di lettura, che consentono la gestione individuale del proprio spazio (una volta a bordo alcuni preferiscono fare un sonnellino, altri leggere un libro o portarsi avanti con il lavoro…), a quelle presenti nelle toilette, che cambiano di intensità con la chiusura delle porte.

Gli assistenti di volo hanno poi tutta una serie di luci utili ad illuminare il “galley” che usano durante la preparazione del servizio di bordo. Nel soffitto della cabina vi è un pannellino con luci multicolore che indicano agli assistenti di volo se un passeggero o i piloti li stanno chiamando.

Anche la cabina di pilotaggio viene illuminata da diversi tipi luci. Oltre a una luce che illumina l’intera cabina, tutti i bottoni, leve e schermi presenti possono essere illuminati individualmente. I piloti hanno anche la possibilità di illuminarsi le proprie cartine per la navigazione e di variare l’intensità di tutte le luci presenti.

Vi auguriamo, qualora non vi fosse ancora capitato, di volare di notte. Perché anche noi, geek appassionati del “com’è fatto?” potremmo essere scambiati da qualcuno laggiù per una strana stella in movimento.

I DRONI E LA FOTOGRAFIA AEREA NEL FUTURO

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Siamo giunti al terzo capitolo della storia della fotografia aerea. Dopo averne ripercorso la nascita e gli albori e le sue applicazioni nel mondo dell’arte contemporanea, oggi parliamo del suo futuro.
Una breve premessa. Nel rispetto della natura della nostra rubrica “Light&Fun” tenteremo di trattare quanto segue con ottimismo e leggerezza, lasciando le conclusioni agli esperti.

Secondo gli esperti, appunto, il nostro Pianeta si evolve di continuo a causa della natura, della presenza dell’uomo, dei cambiamenti climatici e di moltissimi altri fattori. Oggi è di fondamentale importanza osservare i modi e i tempi delle sue evoluzioni, nonché valutare e comprendere le nostre responsabilità in merito e le opportunità che abbiamo per comportarci da ospiti più graditi.

La fotografia aerea, un tempo utile per disegnare le cartine geografiche con più precisione, si è rivelata con il passare dei secoli un importante alleato della ricerca sul cambiamento climatico. In che modo? Dallo Spazio, naturalmente.

Le parole dell’astronauta Luca Parmitano durante una conferenza tenuta in orbita con il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo Da Vinci di Milano, riassumono perfettamente il ruolo della fotografia aerea dallo Spazio: “I deserti avanzano e i ghiacciai si sciolgono […] è bastato affacciarmi alla “cupola” per constatare profondi e drammatici cambiamenti”.

Quando parliamo di fotografia dallo Spazio pensiamo alle immagini spettacolari in HD che, in molti, usiamo come screensaver su laptop e smartphone. Ma le prime sgranate immagini spaziali di cui siamo in possesso risalgono al 1935, quando il pallone aerostatico statunitense Explorer II scattò da 22km di quota. Fu poi la volta del V2, un missile lanciato in orbita dai nazisti e recuperato dai soldati americani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: un missile prezioso, che aveva scattato migliaia di fotografie da oltre 100km di quota. Fu solo negli anni Sessanta che il mondo vide la Terra dalla Luna, rimanendo a bocca aperta.

Ma torniamo a noi.
Oggi abbiamo modo di conoscere il Pianeta e studiarne i cambiamenti grazie ai satelliti che ci inviano immagini eloquenti. Il progetto Images OF CHANGE portato avanti dalla NASA è una fonte preziosissima di materiale fotografico che documenta il cambiamento climatico suddividendo le immagini per cause ed effetti. In molti casi disastrosi, è bene ricordarlo.

Inondazioni, terremoti, eruzioni vulcaniche ed effetti dell’impatto industriale sono cataclismi visibili ad occhio nudo dai satelliti in orbita.
La fotografia aerea è la più grande opportunità dell’Uomo di studiare e capire come agire nel presente per il futuro.

LOUIS BLÉRIOT

louis bleriot
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Dopo pochi anni dalla sua fondazione, il quotidiano britannico Daily Mail si rese promotore di un premio speciale: al primo uomo capace di attraversare il Canale della Manica in volo sarebbero state assegnate ben 1000 sterline. Per capire il valore di tale somma all’epoca, basti pensare che una copia Daily Mail costava solo mezzo penny. In risposta a questa stravagante iniziativa, la rivista satirica Punch mise in palio 10.000 sterline per chi fosse riuscito ad andare su Marte… Eh già, sembrava un’impresa impossibile nel 1906. E, in effetti, per anni, nessuno vi riuscì.

Fu il francese Louis Blériot ad aggiudicarsi il premio soltanto il 29 luglio del 1909. L’ingegnere e pioniere dell’aviazione decollò da Calais e, 36 minuti più tardi atterrò a Dover, frantumando carrello ed elica, ma riuscendo nella sfida.
Per avere un’idea di quanto folle fosse la sua impresa, basti considerare che la velocità media del volo fu di 64 km/h…

Blériot era già all’epoca noto per aver conseguito il primo brevetto di pilota d’aereo rilasciato in Francia. Fatto tesoro dell’eredità lasciata dai fratelli Wright sui biplani, l’aviatore si impegnò nella progettazione dei più agili monoplani insieme al collega ingegnere Raymond Saulnier.

Il Blériot XI, il monoplano monomotore con cui l’aviatore si spinse oltre la Manica, ebbe un’immensa fortuna ed ottenne molti altri primati grazie alle imprese di altri grandi aviatori (dei quali, senz’altro, avremo occasione di parlare sul nostro blog!).

Il record di Louis Blériot fu pubblicizzato dal Daily Mail e dalle autorità francesi, che nel 1936 lo omaggiarono con l’istituzione della Médaille Louis Blériot, onorificenza aeronautica conferita dalla Fédération Aéronautique Internationale.

Per celebrare il successo più grande della propria vita, Blériot volle replicare la trasvolata della Manica vent’anni più tardi con lo stesso monoplano utilizzato nel 1909.

Ancora oggi l’aviatore francese è fonte di ispirazione per i nuovi pionieri come Franky Zapata, classe 1978, audace pilota motonautico e inventore del Flyboard, la nota tavola che “vola” sull’acqua, sulla quale ha attraversato La Manica il 4 agosto 2019.

AARHUS, CHE SI LEGGE “ORUS”

Aarhus case
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Hai già visitato Berlino, Amsterdam, Parigi, Madrid, Roma, Lisbona, Monaco di Baviera? L’Europa è grande, ma non ti viene in mente la destinazione giusta per il tuo prossimo weekend da sogno.

Cerchi la novità, ma non hai a disposizione il tempo necessario per raggiungere una meta esotica, vuoi rilassarti nel comfort di una città che offra servizi di qualità, ma senza rinunciare al fascino della natura incontaminata? La risposta è Aarhus, che si legge “Orus”.

Aarhus è la seconda città della Danimarca, nonché la seconda città più felice d’Europa. Proprio per questo e per la sua atmosfera vitale è nota come “Città del Sorriso” e i motivi per far sorridere chi la visita sono moltissimi.

Ecco 5 motivi per visitare Aarhus:

  • I musei. In primo luogo il Den Gamle By, museo a cielo aperto che permette ai visitatori di immergersi nella Città Vecchia. Con case, botteghe, un ufficio postale, una scuola e la vecchia dogana, il villaggio conta 75 palazzi storici provenienti da 20 diversi borghi della Danimarca. Per chi ama invece l’arte contemporanea c’è l’ARoS Kunstmuseum, concepito in uno spazio che, solo per la sua architettura, vale una visita.

  • Il porto. Aarhus significa “foce del fiume”: la città deve il suo nome al fiume sul quale si sviluppa fino alla costa orientale dello Jutland. Qui sorge il porto più grande della Danimarca, snodo commerciale e cuore pulsante della città. Ma il bello è The Harbor Bath: lo stabilimento balneare disegnato dall’archistar danese Bjarke Ingels.
  • La gastronomia. Con ben quattro ristoranti Michelin in soli 91 km² (esatto, 91 km²!), la città di Aarhus è un tempio della buona cucina. Se siete appassionati di cucina gourmet a base di prodotti locali, prenotate un tavolo da Domestic, se invece amate la semplicità e i cibi etnici, lo Street Food Market nella ex rimessa della Rutebilstation fa al caso vostro. Ad ogni modo, dopo prendete il caffè da Stiller’s Coffee, bar pluripremiato vincitore dell’oro dell’European Coffee Team Challenge e del premio World Best Coffee Nation 2008.
  • Lo shopping. Ce n’è per tutti. I grandi mall come il Salling Department Store e la Bruuns Galleri ospitano le vetrine dei grandi brand più conosciuti, ma è tra le strade di antichi ciottoli del quartiere latino che si trovano le boutique artigianali e i piccoli caffè più caratteristici. Tre negozi per gli amanti dell’abbigliamento? Envii per gli spiriti liberi, Stoy per chi ha un animo street, Munthe per chi vuole abbracciare lo stile nordico.

LA MANUTENZIONE DEGLI AEREI

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Prima di partire per un viaggio in auto è bene effettuare alcuni controlli di sicurezza. Il livello dell’olio nel motore, la pressione dei pneumatici, lo stato dei freni e il corretto funzionamento delle luci, per esempio, sono in cima alla lista dei check di ogni automobilista responsabile.

Nell’aviazione, però, non sono ammesse irresponsabilità. O meglio, coloro che non rispettano gli standard richiesti dagli enti regolatori, finiscono sulla cosiddetta Lista Nera.
In Italia è l’ENAC a garantire l’applicazione delle norme stabilite dall’EASA per i membri dell’Unione Europea, al fine di uniformare le procedure di sicurezza e fare sì che le compagnie aeree dei vari Paesi membri le rispettino senza eccezioni.

I nostri piloti sono tenuti ad effettuare regolari controlli prima e dopo il volo. Con un giro esterno attorno all’aereo (detto in gergo walk around), i piloti si assicurano che lo stato dei pneumatici, delle ali e dell’intera fusoliera sia perfetto e che non vi siano perdite di carburante o anomalie di vario genere.

Ma non basta.
Gli aerei, per legge e senza eccezioni, devono superare test a cadenza giornaliera e settimanale, oltre a una serie di check fondamentali suddivisi secondo schemi ben precisi. Questi controlli vengono eseguiti da tecnici di manutenzione certificati.

Controlli leggeri.

  • Check A: come il tagliando di un’auto, i “Check A” si effettuano dopo un determinato numero di cicli (200/300). In tale occasione devono superare l’esame: i motori, le ali e la struttura interna ed esterna dell’aereo.
  • Check B: si effettua ogni 6 mesi circa e aggiunge a un “Check A” completo, anche test sulle parti mobili e su tutte le componenti costruite con materiali compositi.

Controlli pesanti.

  • Check C: da effettuarsi ogni 24 mesi circa (oppure dopo 3500 ore di volo), il “Check C” dura oltre una settimana e pone l’attenzione sui piloni dei motori, che vengono scrupolosamente controllati dopo i regolari Check di tipo A e B.
  • Check D: il Re dei test sugli aerei dura talvolta oltre 2 mesi. Durante un “Check D” l’aereo viene completamente smontato e riassemblato sia internamente che esternamente. In seguito a questo Check, di norma, si effettua un test di volo di almeno 3 ore.

Questo significa VOLARE IN SICUREZZA.

*video girato nel 2019

FOTOGRAFIA AEREA OGGI

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Oggi le immagini mozzafiato del mondo visto dall’alto sono ovunque, ma un tempo l’uomo poteva soltanto immaginare quale fosse il punto di vista degli uccelli…
Se non avete ancora letto il nostro articolo sulle origini della fotografia aerea, è arrivato il momento di farlo.

In questo articolo parleremo invece di come la fotografia aerea abbia cambiato la Fotografia intesa come arte e non soltanto come tecnica (aerofotogrammetria) giunta in aiuto alla cartografia o alle strategie militari, ragioni per cui tale pratica iniziò a diffondersi ai suoi albori.

L’avvento dei droni ha senz’altro offerto alla fotografia d’autore una nuova infinita serie di possibilità di espressione, cambiando la prospettiva sui paesaggi e raggiungendo luoghi inesplorati. A supporto di questa tesi, basti osservare l’evoluzione dei più prestigiosi premi internazionali per la fotografia.

Fin dal 1955 il World Press Photo premia le immagini di attualità più forti e rappresentative scattate durante l’anno corrente. Punto di riferimento per il fotogiornalismo mondiale, il “WPP” è noto per l’approccio accademico e tradizionalista, volto a conservare i fondamenti di un’arte costantemente minacciata dall’innovazione tecnologica.

Ma la tecnologia, nelle giuste mani, è un’opportunità anche per l’arte. Basti guardare quante fotografie “dall’alto” abbiano conquistato le classifiche del Premio negli ultimi anni. Nel 2015 grazie all’uso sapiente del drone, Tomas van Houtryve vince il secondo premio per la categoria “Contemporary Issues”, mentre Massimo Sestini immortala un barcone colmo di migranti a largo delle coste libiche arrivando secondo nella categoria “Scatti Singoli”. Ancora nel 2018 Luca Locatelli si aggiudica il secondo posto nella categoria “Environment, Storie” con il progetto Hunger Solutions, che vede il suo drone abilmente impegnato a volare nelle immense serre della Food Valley nei Paesi Bassi.

Alla fotografia aerea, di recente, sono stati perfino dedicati concorsi specifici, come i Drone Awards, che dal 2018 raccolgono, giudicano e premiano le immagini aeree delle seguenti categorie: Drone Photo of the Year, Abstract, Wildlife, Nature, People, Sport e Urban.

Da veri appassionati d’arte, non possiamo dimenticare le fotografie aeree dell’artista Edward Burtynsky. Il fotografo canadese è tra i più importanti narratori contemporanei dell’impatto del cambiamento industriale sull’ambiente. Burtynsky è noto per i suoi paesaggi spettacolari in largo formato scattati da una prospettiva aerea: fiumi, laghi e deserti si trasformano nel suo obiettivo in disegni perfetti dai colori brillanti.

COME FUNZIONANO I PORTELLONI DEGLI AEREI?

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Ammettiamolo. Per quanto possa sembrare sciocco, almeno una volta nella vita ce lo siamo domandato tutti: che cosa succederebbe se il portellone dell’aereo si aprisse durante il volo?
Ebbene, è impossibile! Non solo perché i portelloni sigillano perfettamente l’apertura sulla fusoliera, ma anche grazie alla pressione atmosferica, che esercita una tale forza da rendere impossibile l’apertura dall’interno.

Avrete forse sentito parlare di qualche passeggero incosciente che ha tentato di aprire il portellone o una delle uscite di emergenza di un aereo. È accaduto in Cina ad una donna che si è giustificata con gli assistenti di volo spiegando di aver “bisogno di una boccata d’aria fresca”, riporta il quotidiano britannico Express , ma il fatto è avvenuto a terra e, seppure contrario a qualsiasi protocollo di sicurezza, non ha provocato alcuna conseguenza.

I portelloni sono la “porta d’ingresso” agli aerei. Posti sui lati della fusoliera, possono essere di diversi tipi, a seconda della dimensione e del modello dell’aereo. La maggior parte dei portelloni si apre verso l’esterno o verso l’interno, ma alcuni si aprono verso l’alto, appoggiandosi sul soffitto.

L’apertura del portellone è un’operazione piuttosto semplice e le decalcomanie presenti forniscono le giuste linee guida per il personale navigante: il meccanismo che sblocca/blocca l’apertura di un portellone può essere azionato manualmente sia con una maniglia interna che esterna. La procedura che – a costo di ripeterci annoiandovi un pochino – è strettamente riservata all’equipaggio e mai ai passeggeri – è molto semplice. Quando aperto, per chiudere il portellone bisognerà per prima cosa azionare con le dita della mano una piccola levetta così da rimuovere il vincolo di blocco, tirare la porta a sé e infine spingere la maniglia di colore giallo verso il basso. Interessante sapere che ogni portellone è dotato di particolari sensori che avvisano l’equipaggio in cockpit dell’apertura o chiusura degli stessi.

In ciascun portellone per passeggeri è installato un scivolo di emergenza chiuso all’interno di un contenitore posto in basso. Una volta chiuso il portellone, prima del volo, gli scivoli di emergenza vanno armati tirando verso il basso una piccola maniglia. Prima di procedere con l’apertura dei portelloni, gli assistenti di volo devono disarmare gli scivoli che altrimenti si attiverebbero come accadrebbe durante una manovra di emergenza. Quando il portellone è aperto dall’esterno, il meccanismo che disarma gli scivoli si attiva automaticamente.

I portelloni dispongono inoltre di una speciale guarnizione in gomma, che assicura la chiusura ermetica della cabina, evitando sbalzi di pressione tra l’interno e l’esterno dell’aereo.

Ora che ne conoscete il funzionamento, non resta che dirvi ciò in cui crediamo fortemente: il bello viene dopo la chiusura… L’accensione dei motori, l’adrenalina del decollo, la bellezza delle nuvole al di sotto di voi: questa è la magia del volo.