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VOLARE CON LE LENTI A CONTATTO

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Da quando porti le lenti a contatto la tua vita è cambiata.

Niente più occhiali sporchi, appannati o graffiati. Niente stanghette da raddrizzare o viti minuscole da ritrovare.

Secondo la piattaforma di dati di mercato e di consumo Statista circa il 6% delle popolazioni italiana e tedesca porta lenti a contatto.
In alcuni paesi europei, come la Svezia, il dato cresce fino al 30% della popolazione. 

E visto che in queste percentuali rientrano anche i nostri passeggeri, abbiamo pensato di raccogliere alcuni consigli utili per volare con le lenti a contatto!

5 consigli per volare con le lenti a contatto

  1. Questione di ore. A seconda della lunghezza del tuo volo, valuta se sia il caso di viaggiare indossando le lenti a contatto, oppure optare per gli occhiali. L’aria a bordo degli aerei è molto secca (scopri di più sulla climatizzazione degli aerei!) e i tuoi occhi potrebbero non avere la corretta idratazione se il volo supera le due ore.
  2. Gocce umettanti. Scegli con l’aiuto del tuo ottico di fiducia o del farmacista le gocce più adatte alle tue esigenze e al tipo di lenti che indossi. Prima di salire a bordo dell’aereo e durante la fase di crociera potrai mantenere i tuoi occhi freschi e idratati. Ma ricorda: i liquidi che porti nel tuo bagaglio a mano non dovranno superare i 100 ml e andranno trasportati in un sacchetto di plastica trasparente facilmente ispezionabile presso la zona di controllo aeroportuale.
  3. Bere molto. L’idratazione è importante, ce lo ripetono spesso. Ma sappiamo davvero QUANTO sia importante? Specialmente in aereo, bevi molta acqua. Tutto il tuo organismo ne trarrà beneficio, ma i tuoi occhi in particolare ti ringrazieranno. A bordo dei nostri aerei avrai a disposizione acqua e piccoli snack, soft drink e bevande calde. Fanne buon uso!
  4. Sonnellini. Circa il 30% delle persone che portano lenti a contatto dichiara di dormire abitualmente indossandole, esponendosi così al rischio di irritazioni e infezioni. Se sei il tipo che si addormenta facilmente appena l’aereo decolla, rimuovi le lenti a contatto prima di salire a bordo, soprattutto se non sono lenti in silicone idrogel. Quando dormi anche i tuoi occhi hanno diritto di riposare e nel sonno non avrai certo bisogno di mettere a fuoco gli splendidi panorami di cui si gode dai nostri finestrini!
  5. Lenti giornaliere. Le lenti a contatto possono essere di diversi tipi: morbide, rigide, usa e getta o permanenti. Se utilizzi le lenti giornaliere potrai tranquillamente indossarle durante il volo, per sostituirle con un nuovo paio una volta arrivato a destinazione.

Ora… è tutto più chiaro? 😉

HARRIET QUIMBY

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Siamo felici di poter dedicare l’articolo di oggi ad Harriet Quimby, una delle pioniere dell’aviazione sulla quale è stato detto troppo poco.

È un peccato che nella Storia dell’Aviazione questa donna non abbia ottenuto un posto d’onore, ma non possiamo biasimare i media per non aver scritto molto su di lei.

La sua più grande impresa infatti, fu compiuta il 16 aprile del 1912, esattamente un giorno dopo il tragico naufragio del Titanic. Una simile tragedia occupò le prime pagine dei giornali per mesi e la Quimby si dissolse in una veloce menzione tra i trafiletti delle cronache locali. Era una giornalista, conosceva le regole.

Originaria del Massachussets, Harriet si trasferisce a New York per lavorare come critico teatrale nella redazione del Frank Leslie’s Illustrated Newspaper, più tardi noto come Leslie’s Weekly. Qui, nel 1910, incontra Matilde E. Moisant, moglie del “Re degli aviatori” John Bevins Moisant, noto per essere stato il primo pilota a volare con passeggeri a bordo sopra i cieli di una città.

Soltanto un anno dopo, il 1 agosto 1911, Harriet Quimby divenne la prima donna ad ottenere una licenza d’aviatore negli Stati Uniti, precisamente all’Aero Club of America.
Ma non fu soltanto questa la sua grande impresa.

La Quimby aveva sentito parlare molto delle imprese di Louis Blériot, che aveva battezzato il suo monoplano Blériot XI e che per primo aveva sorvolato la Manica nel 1909.

Se può farlo un uomo, può farlo anche una donna.
La sua trasvolata della Manica fu perfetta. A parte il fatto che, per aspettare di avere le migliori condizioni meteorologiche possibili, Harriet attese quel limpido giorno successivo alla più grande tragedia capitata al più grande e moderno transatlantico del mondo.

La Quimby non era destinata alla fama. Si pensi che negli anni lavorò anche come sceneggiatrice, firmando sette cortometraggi prodotti dalla Biograph Studios.
Diede vita ai personaggi interpretati dalle star del film muto Florence La Badie, Wilfred Lucas e Blanche Sweet, ma rimase per sempre… dietro le quinte.

Fino ad oggi, almeno per noi.

CHI HA INVENTATO IL TROLLEY?

trolley nero a Venezia
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55 x 40 x 20 cm

Sono le misure massime consentite a bordo dei nostri aerei per i bagagli a mano.

Prima del 2020, anno della pandemia di COVID-19, il mercato delle valigie era in costante crescita con un ottimo +6% annuo. Fino a quel momento tale settore ha “spostato” 4,5 miliardi di dollari l’anno in Germania e 2,3 in Italia.

Non c’è da stupirsi: per la maggior parte, i bagagli scelti dai passeggeri di tutto il mondo sono trolley.
Sono comodi, pratici da trasportare, resistenti, leggerissimi.

Ma… Chi ha inventato il trolley?

trolley celeste con boquet

Se avete visto This Must be the Place, pluripremiato film del 2011 di Paolo Sorrentino, forse ricorderete la scena in cui un signore in una tavola calda racconta a Cheyenne/Sean Penn la sua grandiosa invenzione.

È Robert Plath (interpretato dall’attore Harry Dean Stanton) e la sua invenzione è proprio il trolley.

Plath è esistito per davvero ed era un pilota della Northwest Airlines. Abituato a viaggiare spesso per lavoro, mise a punto l’idea di un fabbricante di valigie del Massachusetts di apporre quattro ruote sotto una valigia tradizionale.

Bernard Sadow aveva infatti brevettato nel 1972 una “rolling luggage”, ma l’invenzione non ebbe il successo aspettato a causa di un sentimento “maschilista” molto diffuso all’epoca. Lo stesso Sadow spiegò che per molti uomini le ruote sotto i bagagli rappresentavano un’ammissione di debolezza e che mai e poi mai una donna avrebbe trasportato da sola la propria valigia.

Nel 1987, quando (per fortuna!) i tempi erano ormai cambiati, Plath brevettò una semplice valigia con sole due ruote e un manico estraibile per trascinarla, e, in effetti, fu una rivoluzione…

Qualsiasi tipo di valigia scegliate, ricordatevi che il vostro bagaglio a mano non deve superare gli 8 kg di peso! Per fortuna le nostre tariffe per i bagagli extra sono vantaggiosissime!

Trolley pronti? Si parte!

LA SEGNALETICA SULLE PISTE DI ATTERRAGGIO

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Se guidi l’auto, lo scooter o la bici, conosci senz’altro il significato della segnaletica orizzontale impressa sull’asfalto della strada. Sai quando fermarti, quando superare, quando fare attenzione all’attraversamento dei pedoni.

La segnaletica è uno strumento fondamentale nella gestione della mobilità terrestre e non fanno eccezione le piste di atterraggio e le vie di rullaggio degli aerei.

Naturalmente, la segnaletica delle piste degli aeroporti segue regole specifiche e standardizzate in tutti i paesi del mondo. Vediamo quali.

La segnaletica in generale

La prima cosa che si nota sulle piste di atterraggio è un grande numero impresso in vernice bianca all’inizio e alla fine della pista. Si tratta dell’orientamento magnetico, ovvero quel numero che consente di stabilire la direzione della pista rispetto al Nord magnetico.

Se tale numero è accompagnato dalle lettere L, R o C, significa che nell’aeroporto sono presenti più piste parallele. Le lettere stanno a indicare la posizione rispetto alle altre: left, right, central.

La seconda cosa che avrete notato è che alcune linee sono di colore bianco, mentre altre sono dipinte in giallo. Tali colori sono usati per indicare, semplicemente, la differenza tra le piste di decollo e atterraggio e le taxiway, ovvero le vie di rullaggio che permettono agli aerei di spostarsi da un punto all’altro via terra.

Aree di sicurezza

Nelle aree circostanti le piste dispongono di alcune aree di sicurezza.

Lungo la pista di atterraggio si estende la runway strip, una striscia rettangolare di terreno libera da ostacoli.

Alla fine delle piste, nella direzione del decollo, si trova una zona di terreno chiamata stopway o zona di arresto. Quest’area è idonea a sopportare il peso di un aereo costretto ad interrompere il decollo. La stopway è solitamente compresa in una clearway libera da ostacoli orizzontali o verticali fatta di terreno o acqua.

Triangoli e linee

Di Tobiasrad – Opera propria, CC BY-SA 3.0,

Proprio all’inizio di ogni pista di decollo e atterraggio è presente una blast pad, area rinforzata per resistere all’erosione causata dai motori a getto e spero contrassegnata da un motivo a spina di pesce dipinto in giallo.

Successivamente troviamo quelle che somigliano in tutto e per tutto a strisce pedonali (ma qui i pedoni sono assolutamente banditi!). La soglia della pista, o Runway Threshold, è lunga almeno 30 metri e delinea l’inizio del tratto di pista utilizzabile per il decollo e l’atterraggio.

(Se la soglia della pista è spostata più avanti, tra la blast pad e la runway threshold viene disegnata una serie di frecce che puntano verso la soglia.)

Un altro importante simbolo è il touchdown point, o aiming point. Sono due grandi rettangoli bianchi che rappresentano il punto ideale di contatto in fase di atterraggio.

Infine, qualora doveste vedere una pista contrassegnata da due grandi X gialle alle estremità, sappiate con certezza che si tratta di una pista chiusa, che non può essere utilizzata.

Arrivederci!

BOLOGNA DIVERSA PER OGNI ETÀ

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Esistono libri che cambiano significato ogni volta che li rileggiamo.
A seconda della fase della vita che stiamo vivendo, alcune storie si adattano ai nostri diversi modi di essere, offrendoci nuovi spunti tra le righe delle stesse identiche pagine.

Bologna è proprio come quei libri.

Bologna a 20 anni

Benvenuti nella città universitaria per eccellenza. L’ Università di Bologna è considerata la più antica del mondo: fu fondata nel 1088 ed è ancora oggi un fiore all’occhiello del sistema accademico italiano con i suoi 32 dipartimenti.
Ciò significa che Bologna è per definizione una città giovane, colma di iniziative e in continua trasformazione.
L’atmosfera che si respira nella zona della Bolognina ne è un perfetto esempio. L’ex quartiere operaio a nord della città è un’oasi multiculturale, creativa, divertente. Tra un locale di deliziosa cucina eritrea, un’antica bottega dei vini e un club di musica underground si coglie l’essenza di una città ospitale e allegra.
Se avete vent’anni (o volete sentirvi ventenni, perché no?) l’indirizzo giusto è Via del Pratello. Un tempo questa stradina in pieno centro storico era conosciuta come il luogo degli “affari loschi” e delle persone “poco raccomandabili”. È facile comprendere come si sia potuta trasformare in un affascinante luogo bohémien, colmo di localini intimi in cui bere bene e ascoltare musica dal vivo.

Bologna a 30/40 anni

Piena di gioia, vigore e buon cibo, Bologna è la meta ideale per tutti coloro che amano i piaceri della vita. Lasciate perdere l’indirizzo del ristorante cool che vi hanno consigliato in hotel. Perdetevi tra i vicoli di quel che resta dell’antico Marchè ed Mèż, il Mercato di Mezzo, in prossimità di Piazza Maggiore. Qualsiasi salsamenteria, pastificio artigianale, antico salumiere o vecchia osteria scegliate, vi regalerà un’esperienza gastronomica da ricordare.
Potreste anche acquistare un pranzo da asporto e consumarlo ai Giardini Margherita (assicurandovi di non lasciare traccia del vostro passaggio!), che si trovano a due passi dal centro tra Porta Castiglione e Porta Santo Stefano. Controllate il programma del centro culturale Le Serre, ex spazio abbandonato nel cuore dei Giardini, che oggi ospita aree di coworking, festival, rassegne e incontri sul tema dell’innovazione.

Bologna a 50 anni

Il capoluogo dell’Emilia Romagna è tutto da girare in bicicletta.
Sono molti i bolognesi che scelgono di muoversi su due ruote, perciò la città è organizzata al meglio con circa 200km di rete urbana ciclabile.
Potrete affittare una delle tante biciclette messe a disposizione dal comune o dalle compagnie private di bike rental e avventurarvi tra le vie del centro alla scoperta delle Sette Chiese, della Basilica di San Petronio, delle Torri, delle tante splendide piazze e dei palazzi medievali.
Se poi questa cosa della bici dovesse proprio piacervi, vi consigliamo di uscire dalla città e intraprendere uno dei percorsi che conducono al Santuario di San Luca (su Komoot ne trovate diversi, contrassegnati per livello di difficoltà). I 666 portici di questo maestoso santuario sono stati recentemente nominati patrimonio UNESCO.

Bologna over 60

Scegliete Bologna per camminare. È una città di piccole dimensioni, piena di tesori architettonici e artistici da scoprire tra le vie del centro storico.
In 140 km2 si articolano 38 km di portici (53 inclusi quelli fuori porta) che riparano la testa ai pedoni fin dai tempi del Medioevo, rendendo Bologna una città a misura d’uomo come poche altre al mondo.
Quando vi sarete stancati di camminare, fate tutto ciò che più vi piace dei paragrafi precedenti, perché l’età è solo uno stato d’animo. E, con un po’ di fortuna, troverete un localino che fa rock anni ‘70 in Via del Pratello.

Non vogliamo dire che esistano attività giuste o sbagliate a seconda della vostra età. Vogliamo offrirvi tanti sguardi diversi su una destinazione da non perdere (raggiungibile comodamente in aereo).
Perché Bologna non finisce mai di stupire.

CORRIDOIO O FINESTRINO? È QUESTIONE DI PERSONALITÀ.

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“Corridoio o finestrino?”

È la domanda che vi è stata posta ogni volta che avete effettuato un check-in online o presso il banco in aeroporto.

Probabilmente avete risposto di getto, senza soffermarvi più di tanto sul significato della vostra scelta.

Eppure esistono molte ragioni per le quali, del tutto inconsciamente, quando viaggiamo in aereo scegliamo il nostro posto a sedere dal lato del corridoio o del finestrino.

Finestrino.

Se siete tra quelli che preferiscono sedere dal lato del finestrino siete tendenzialmente egoisti.
Lo conferma la psicologa britannica Becky Spelman: «I passeggeri che privilegiano il posto accanto al finestrino sono soggetti che tendono a controllare, che hanno un atteggiamento che pensa a sé prima che agli altri, e spesso sono più facilmente irritabili».
Certo, la bellezza del panorama di cui si gode dal finestrino di un aereo vale la vostra “cattiva” reputazione.
Fatto sta che, se scegliete il finestrino, siete anche persone autonome, avete un buon autocontrollo e probabilmente amate essere lasciati in pace. Come biasimarvi?

Corridoio.

Se siete invece tra quelli che preferiscono sedere dal lato del corridoio, avete un carattere estroverso e siete buoni comunicatori. La psicologa comportamentale Jo Hemmings spiega: «Coloro che preferiscono il corridoio sono persone più socievoli e amabili. Ma sono anche passeggeri più inquieti e meno capaci di dormire in volo».
Esatto. Perché scegliere il lato del corridoio è un modo che il nostro inconscio usa per prepararci alla fuga, per assicurarci la libertà di andare in bagno senza chiedere permesso, per riuscire a vedere più chiaramente cosa accade all’interno dell’aereo.

Ad ogni modo, ovunque preferiate sedere, assicuratevi di allacciare le cinture, chiudere il tavolino durante le fasi di decollo e atterraggio e non intralciare il passaggio con borse e sacche (che vanno sempre riposte nelle cappelliere)!

PROFESSIONE PILOTA. INTERVISTA CON IL COMANDANTE MARINO PALLA

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Che cosa significa essere un pilota? E soprattutto come si diventa pilota?

Lo abbiamo chiesto al Comandante Marino Palla, 16.000+ ore di volo, pilota di Air Dolomiti dal 1997, Istruttore di volo dal 2000 e dal 2013 Direttore della Scuola dell’Aeroclub di Verona.

Quando è nata la Sua passione per il volo?

Sono nato a Rapallo, nel 1969. Un giorno d’estate, a causa di un grosso incendio sulle colline a ridosso della città, era stato fatto intervenire un velivolo Canadair 215 dei Vigili del Fuoco. Mio padre volle portarmi a vedere l’aereo che ammarava a pochi metri dalla passeggiata a mare per rifornirsi d’acqua. Fu allora che decisi che da grande avrei fatto il pilota.

Quando e come ha ottenuto la licenza di pilota di linea (ATPL)?

Ho prima frequentato l’Istituto Tecnico Aeronautico di Forlì, poi sono entrato nell’Aeronautica Militare come Ufficiale di Complemento. Dopo un periodo nelle Forze Armate, ho lavorato come controllore del traffico aereo, riuscendo ad autofinanziarmi le licenze necessarie per diventare pilota commerciale. In seguito ho lavorato per tre compagnie aerotaxi e il 27 ottobre del 1997 sono arrivato in Air Dolomiti.

Molti utenti ci chiedono informazioni sul Type Rating: può spiegarci come funziona questa “specializzazione”?

Come sappiamo, la qualificazione tecnica di un pilota si basa sul conseguimento di diverse licenze e abilitazioni, nonché di molta teoria. Dopo l’esame teorico ATPL e l’ottenimento della licenza di pilota commerciale, è possibile presentare la propria candidatura presso una compagnia aerea*. Una volta assunti, i neo piloti vengono avviati a un ulteriore corso di “specializzazione”, che riguarda in modo specifico il velivolo sul quale si andrà ad operare. Lo scopo è quello di acquisire tutte le competenze teoriche e pratiche per poter agire come membro di equipaggio su quel tipo di aeroplano. Questo è il Type Rating.

*Air Dolomiti offre gratuitamente questi corsi di addestramento ai giovani piloti già in possesso di licenza di volo che abbiano superato la selezione di assunzione in direct entry.

Quali sono le caratteristiche degli Embraer 195, gli aerei della flotta Air Dolomiti?

Gli Embraer sono aerei moderni. Si pensi che il primo prototipo, l’EMB 110 Bandeirante, ha volato nel 1972. I nostri Embraer 195 sono molto performanti, hanno ottime prestazioni in termini di velocità di crociera e di salita. Essendo dotati di avionica di ultima generazione, sono anche “facili” da gestire e pilotare. Un tempo gli aerei richiedevano un maggior numero di interventi da parte del pilota, mentre oggi sono dotati di molti automatismi. Il sistema antighiaccio automatico e la possibilità di eseguire un atterraggio anch’esso automatico, per esempio, favoriscono il nostro lavoro, garantendo la sicurezza anche con scarsa visibilità e condizioni meteorologiche particolari.

Comandante, qual è la rotta che preferisce?

Quella che non ho ancora fatto. È sempre bello sognare di vedere nuovi orizzonti e paesaggi e conoscere nuovi popoli e usanze.

Ci dica allora quella con il miglior panorama.

Da amante della montagna mi piace sempre volare sopra le Dolomiti – che fra l’altro danno il nome alla nostra azienda -. In particolare sorvolare l’Alta Badia mi offre sempre nuovi punti di vista e mi capita di riconoscere le piste da sci e i sentieri che percorro d’inverno e d’estate. E ogni stagione offre uno spettacolo diverso.

I Suoi consigli per i futuri piloti di linea.

Quello del pilota è percepito come uno dei pochi lavori “romantici” ormai rimasti. Ecco, questo non è un buon motivo per decidere di diventare piloti.
Ai miei allievi dico sempre che dovranno essere molto, molto motivati. Quello del pilota è un percorso impegnativo, fatto di studio e sacrificio. Niente a che vedere con i metodi della scuola superiore, qui abbiamo database di 12.000 domande solo per prepararsi agli esami teorici ATPL, libri, manuali, carte di navigazione, checklist e molto altro.
Il mio consiglio è quello di essere disposti a impegnarsi mentalmente e fisicamente, a gestire le emozioni, a imparare l’autocontrollo e ad assumere un atteggiamento sempre positivo verso le situazioni e il prossimo.

E invece quali predisposizioni dovrebbe avere un futuro pilota?

Determinazione, attitudine alle discipline tecniche e una discreta passione per la geografia. Io, ad esempio, quando andavo a scuola mi perdevo sull’Atlante… Avevo già una gran voglia di scoprire il mondo.

Lavora con noi. Invia il tuo CV qui!

 

MONACO DI BAVIERA INSOLITA

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Dimentica tutto ciò che sai di Monaco di Baviera.

La città che ospita il nostro hub – il Franz Josef Strauss International Airport – non si finisce mai di conoscere. Capita infatti di scovare angoli insoliti e affascinanti, distanti anni luce dalla Monaco tradizionale.

Per farla breve, in questa insolita guida di Monaco di Baviera non troverai traccia di mercatini di Natale, bretzel e boccali di birra…

Finalmente la top 5 dei luoghi inaspettati da scoprire a Monaco di Baviera

  1. La casa del Tè Giapponese Nel cuore dell’Englischer Garten (il grande parco che si estende dal centro fino al confine nord-orientale di Monaco) sorge un curioso edificio in stile giapponese tradizionale, donato dal Giappone alla città di Monaco in occasione delle Olimpiadi del 1972.  È possibile assistere all’antico rituale del Tè durante i mesi estivi, tra aprile e settembre. La Japanisches Teehaus si può visitare anche dall’esterno. Non perdetela!
  2. Le scale infinite
    L’anonimo cortile di un complesso di edifici della periferia di Schwanthalerhöhe ospita un’opera d’arte tanto inaspettata quanto ipnotica. Umschreibung è il nome della scultura alta ben 10 metri realizzata dall’artista danese Olafur Eliasson. È una ‘scala senza fine’ a doppia elica: una vera “chicca” per gli appassionati di architettura… e di eliche!
  3. L’antico cimitero sudOk, questo consiglio potrebbe sembrare davvero strano. Secondo alcuni, però, non esiste luogo più affascinante dell’Alter Südfriedhof. Fu fondato nel 1563, durante il regno del duca Alberto V di Baviera, per ospitare le vittime della peste ed è stato utilizzato fino al 1944. Dopo un accurato restauro concluso nel 2007, il cimitero si è trasformato in un parco silenzioso in cui ammirare le sculture che abbelliscono le tombe di personaggi storici quali artisti, architetti, scienziati e politici tra le menti più illuminate della Germania.
  4. Lo scheletro ingioiellatoNella Chiesa di San Pietro (Peterskirche) sono conservate le reliquie di Santa Munditia, che si ritiene sia stata decapitata nel 310 d.C. La stilosissima patrona delle “donne single” giace in una teca di vetro vestita di una calza trasparente ornata di gioielli e pietre preziose. Le gemme decorano anche il teschio e nella mano stringe un calice di sangue secco, simbolo della sua esecuzione. Ogni 17 novembre a Monaco di Baviera si tiene un festival in suo onore.
  5. Surf sul fiume EisbachL’Eisbach è un piccolo fiume artificiale che scorre nell’Englischer Garten (poco lontano dalla sala da tè giapponese!), ed è un affluente del fiume Isar. Proprio accanto al museo d’arte Haus der Kunst, sul fiume si forma un’onda statica dell’altezza di circa un metro, che crea le condizioni ideali per praticare il surf fluviale. Il fiume è meta per i surfisti di tutto il mondo dal 1972, ma l’attività è stata autorizzata solo nel 2010. Tuttavia, un cartello sulla sponda del fiume recita: “A causa delle forti correnti, l’onda è disponibile solo per surfisti esperti”.
Che cosa aspetti a prenotare il tuo volo per Monaco di Baviera?

CHI HA INVENTATO IL TAVOLINO PIEGHEVOLE DELL’AEREO?

Tavolino pieghevole aereo
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Era il 1° maggio del 1927 quando per la prima volta veniva servito un pasto su un volo Londra – Parigi. Tale servizio di lusso prese all’epoca il nome di “Silver Wing”, perché gli aerei super esclusivi sui quali era previsto avevano scintillanti fusoliere argentate.

I pranzi “Silver Wing” comprendevano tre raffinatissime portate, un carrello di arrosti, uno di formaggi francesi e una selezione di piccoli capolavori di pasticceria (quasi come a bordo di alcuni dei nostri voli!).

I passeggeri consumavano i pasti su tavoli veri e propri, sedendo comodamente su poltrone imbottite, come in un ristorante di lusso dell’epoca…

Negli anni Cinquanta e Sessanta il boom economico determinò un’impennata della domanda di biglietti aerei e le compagnie adattarono i servizi alle nuove esigenze del mercato.

Il numero sempre più elevato di passeggeri definì nuovi spazi, nuove ergonomie e soprattutto nuove regole di sicurezza.

I banchetti sontuosi si trasformarono in snack veloci e, di conseguenza, i tavolini a bordo divennero più piccoli e riponibili nei braccioli dei sedili.
Soluzione pratica, ma non del tutto igienica e comunque ancora troppo ingombrante.

Fu solo nel 1973 che Edward J. Brennan si aggiudicò il brevetto numero US3773381A per un’invenzione rivoluzionaria che oggi diamo per scontata: il tavolino pieghevole agganciato allo schienale del sedile antecedente.

Il tavolino pieghevole di Brennan rende oggi possibile conciliare servizi di qualità con una seduta confortevole, garantendo la massima sicurezza ai passeggeri.

N.B.: Ricordate che il tavolino pieghevole deve rimanere sempre chiuso durante le fasi di decollo e atterraggio!

COME VOLANO GLI ELICOTTERI?

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Per capire come volano gli elicotteri dovete dimenticare per un momento tutto ciò che sapete sul volo degli aerei.

La prima differenza, forse scontata, è visibile a occhio nudo: mentre gli aerei volano con ali fisse, gli elicotteri volano grazie a un’ala rotante.

Un po’ di storia

Torniamo un attimo indietro. Il concetto di ala rotante risale addirittura al V secolo a.C., quando un artigiano cinese costruì il primo taketombo (N.d.R. in Eng “Bamboo-copter” o “Bamboo dragonfly”), un giocattolo di bambù che riusciva a sollevarsi verticalmente in aria grazie a un’ala.

Fu probabilmente grazie all’arrivo di questo manufatto in Europa nel XV secolo, che Leonardo Da Vinci sviluppò il progetto della vite aerea, la prima macchina volante della storia. (Che, però, non volò mai…)

Nei secoli successivi molti ingegneri, pionieri e inventori provarono a costruire elicotteri primordiali, ma fu solo nel 1877 che l’italiano Enrico Forlanini riuscì a farne sollevare uno di 13 metri.

Gli elicotteri, così come gli aerei, trovarono occasione di sviluppo e diffusione solo durante la Seconda Guerra Mondiale, per via di una loro importante peculiarità: il decollo verticale.

L’ala rotante

A differenza degli aerei, che hanno ali fisse, gli elicotteri sono aerodine ad ala rotante.

Le pale dell’ala hanno una particolare forma inclinata rispetto al piano orizzontale, così da fendere l’aria e creare la portanza, ovvero la forza che solleva l’elicottero e lo mantiene in volo. L’inclinazione delle pale determina quello che è conosciuto come “angolo di incidenza” ed è regolabile in base alle necessità.
Un elicottero può avere due o più pale. Ogni pala genera la propria forza aerodinamica e la somma delle forze generate da tutte le pale è la portanza, come accennato poco fa.

L’elicottero è dotato di un motore principale che muove il rotore, meccanismo che porta in rotazione le pale dell’ala, generando uno spostamento d’aria che vince la forza di gravità e fa alzare il mezzo.

Il rotore e il rotore di coda

Il rotore è l’elemento più importante dell’elicottero, poiché assolve a 3 importanti compiti:

  • generare la portanza per sostenere l’elicottero in volo,
  • generare la spinta propulsiva necessaria a vincere la resistenza aerodinamica,
  • generare le forze necessarie per il controllo longitudinale e trasversale del mezzo.

Per intenderci, in un aereo queste funzioni sono affidate a tre componenti distinte: l’ala, il propulsore e i piani di coda.

Per compensare l’imbardata (ossia l’oscillazione sull’asse verticale) generata dal rotore principale, sulla coda degli elicotteri è montato un rotore di coda o rotore anticoppia.

Pilotare un elicottero

Il pilotaggio di un elicottero è completamente diverso da quello di un aereo.

Oltre all’assetto orizzontale e laterale del mezzo e alla direzione di volo, su un elicottero è necessario manovrare la potenza del motore e la direzione delle pale.

I comandi di un elicottero sono:

Collettivo | mano sinistra: controlla l’angolo del piano di rotazione delle pale, per regolare la spinta verso l’alto dell’elicottero;
Ciclico | mano destra: si presenta sotto forma di cloche e controlla la variazione ciclica dell’angolo delle pale;
Pedaliera: controlla il rotore di coda, controllando la direzione della prua rispetto alla rotta.

Anche se in breve, abbiamo cercato di darvi un’idea di quanto gli elicotteri siano diversi dagli aerei. Ora, cari amici #avgeek, se non vi dispiace, torniamo a bordo dei nostri amati Embraer!