Quanti oggetti del nostro quotidiano diamo per scontati? Il cellulare che ci permette di raggiungere figli, amici e parenti in qualsiasi momento, il web che ci consente di acquistare un biglietto aereo in pochi minuti, le carte di credito – oggi contactless – sempre più veloci ed affidabili. Il cloud, la domotica, il Wi-Fi, la tecnologia Bluetooth… il GPS.
Il GPS, acronimo di Global Positioning System, ossia sistema di posizionamento globale, è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare che funziona grazie ad una rete di satelliti in orbita che inviano dati sulle coordinate geografiche a un terminale mobile o ricevitore GPS ovunque sul nostro Pianeta. Ciascun satellite invia segnali radio ad un ricevitore che successivamente elabora i dati definendo la localizzazione su un punto della Terra.
Tale tecnologia è stata messa a punto nel 1973 dal Dipartimento della Difesa statunitense come sistema di localizzazione più all’avanguardia rispetto ai precedenti sistemi di navigazione. Nel 1991 gli USA aprirono al mondo il servizio per usi civili con il nome SPS (Standard Positioning System), ma il sistema è diventato pienamente operativo nel 1994 ed è stato integrato sugli aeromobili.
Ma come facevano i piloti a conoscere la posizione degli aerei prima del GPS?
Partiamo da qualche nozione “scolastica”. La navigazione aerea è l’azione svolta da un pilota che conduce un aeromobile da un punto di partenza a un punto di arrivo lungo una rotta prestabilita. Nella storia dell’aviazione sono esistiti, coesistiti o sostituiti gli uni agli altri ben otto tipi di navigazione: a vista, stimata e osservata, strumentale, isobarica, astronomica, satellitare, inerziale, integrata.
Unico sistema utilizzato agli albori dell’aeronautica, ma ancora oggi lezione fondamentale per ogni giovane pilota, è la navigazione a vista, che si basa sull’orientamento del pilota rispetto al territorio sottostante. Questo tipo di navigazione è stato successivamente coadiuvato e corretto dall’uso di bussole magnetiche, di anemometri o di orologi, diventando appunto “stimata e osservata”, perciò più precisa. Insieme all’integrazione di ricevitori a bordo degli aerei, si diffuse la navigazione radioassistita o strumentale, con la ricezione di segnali elettromagnetici da terra circa la posizione orizzontale e verticale dell’aeromobile.
Tra i più antichi antenati del GPS vi sono la navigazione isobarica e quella astronomica. La prima, presto superata, si basava su parametri meteorologici e sul contenimento del consumo di carburante. La navigazione astronomica, più applicata alla navigazione nautica e astronautica che a quella aerea, prende gli astri visibili come punto di riferimento per comprendere la propria posizione e seguire una rotta. Tale affascinante metodo, adottato con successo fin dalle imprese di Amerigo Vespucci, si è dimostrato nel tempo solo parzialmente affidabile a causa della scarsa visibilità in condizioni meteorologiche incerte.
Oggi la navigazione satellitare, ossia con GPS e quella inerziale vengono utilizzate contemporaneamente in una combinazione sicura e affidabile detta navigazione integrata.
Ancora oggi, però, piloti e marinai sanno riconoscere la Stella Polare. E voi?